UNA TRAPPOLA D’ARIA
Isole Lofoten, Norvegia, 1995. Marcus Morgen ha una pistola in mano. È ora di farla finita. In fondo, che cosa gli è rimasto? Ha perso sua madre troppo presto. Ha perso l’amore della sua vita. Ha perso una gamba e nello stesso incidente ha perso anche il suo amato lavoro di ispettore della polizia criminale di Oslo. Lì, in quell’arcipelago remoto, tra montagne antiche e fiordi artici, Marcus non ha nessun obiettivo, nessuna piccola speranza che lo convinca a vivere un solo giorno in più. Sta per premere il grilletto quando Ailo, collega e amico, irrompe in casa sua: c’è stato un omicidio e le modalità con cui è stato commesso sono tanto inusuali quanto crudeli. La mente brillante di Marcus si rimette in moto. E presto l’intuito gli suggerisce che quella morte non è un caso isolato. Che quella è soltanto la prima vittima. Ma non appena la sua ipotesi trova conferma e nelle isole avvengono nuovi omicidi, comprende di dover dare la caccia non a un semplice assassino seriale, bensì a un autentico enigma vivente. Un latore di morte che sembra emanazione della natura selvaggia. E che giustizia chi la ferisce. Per identificare e fermare quelle mani assassine, Marcus ha bisogno di qualcuno che conosca l’arcipelago alla perfezione: Valentina Santi, ricercatrice italiana esperta di animali marini che si trova sulle Lofoten per studiare le balene. Tuttavia, per porre fine alla scia di sangue, non basta seguire degli indizi. Marcus e Valentina devono fare i conti con il proprio passato e soprattutto con quello di un assassino che è stato anche una vittima, un predestinato del male.
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RECENSIONE  a cura di Edoardo Todaro

Crisi climatica e crisi ambientale? Domande che trovano risposte interessanti con Giuseppe Festa ed il suo “ Una trappola d’aria “. Possiamo incontrare i “ Legionari per la terra “ gruppo ultra ambientalista; il poliziotto depresso, ed invalido, che corre a  precipizio verso il suicidio; la biologa marina esperta di animali marini e naturalista doc. Il primo, facile e scontato capro espiatorio degli avvenimenti che si susseguono in  due minuscole isole norvegesi che hanno un lungo e buio inverno e che si ritrovano con due omicidi in 4 giorni; Il secondo che impersonifica il malessere umano e che ha un suo metodo di investigazione: interrogare il sospettato nel suo ambiente di modo che si senta più sicuro, la terza eletta a risolutrice dei problemi che si susseguono quotidianamente. Interessante ed allo stesso tempo attraente la descrizione che ci viene fatta di ambienti ai più di noi sconosciuta: i fiordi; le pareti a picco delle/dalle montagne; le baleniere; gli addetti al porto; la lavorazione dello stoccafisso; la caccia alle oche; panorama mozzafiato; vette appuntite che graffiano il cielo; la “ nebbia fantasma “, fenomeno tipico delle mattine serene di autunno; boschi di betulle; e gli animali: la  renna; l’alce; il gufo della Lapponia  Ma di sicuro, elemento centrale di questo noir, gli omicidi, l’assassinio del comandante della baleniera ….. arpionato vivo; ed un cacciatore assassinato con un richiamo cacciato in gola. E quindi restando al noir: la vede giusto il poliziotto Marcus Morgen, assillato dalle controversie della vita e che si fa prendere dalle emozioni altrui; che non crede alla pista del serial killer visto che non c’è la ritualità dei gesti e che è  solo e soltanto pieno di odio, al punto che fa agonizzare le vittime …. un odio inspiegabile. Ma c’è in tutto questo un filo che unisce; un folle gioco delle parti: le violenze in famiglia e le violenze sugli animali.

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