Se con “ L’anno dei misteri “, la precedente indagine del commissario Bordelli, l’anno di riferimento era il 1969 e la finale di canzonissima; con “ Un caso maledetto “ entriamo negli anni ’70, precisamente il 1970, con in sottofondo lo scudetto del campionato di calcio vinto dalla Fiorentina e la strage di Piazza Fontana. Bordelli nonostante che non rimpianga assolutamente la sua residenza in campagna, all’Impruneta e non l’abbandoni, ha deciso che non è male trovarsi un’abitazione a misura d’uomo in città. La trova in San Frediano, quartiere decisamente importante per la vita fiorentina. Al centro della vita di quartiere: il bar come luogo non solo di consumazione ma di ritrovo tra battute allusive e bicchieri di vino. Bordelli che deve affrontare, mentalmente ma non solo, l’approssimarsi, solo 2 mesi, dell’ambito traguardo: la fine dell’attività lavorativa con il raggiungimento della pensione. Abbandonare la “ pausa pappardella” ( altro che pausa caffè ) non sarà facile. Ma questa atmosfera viene turbata da un efferato omicidio. Un omicidio che emana tanfo di squallore. Non una rapina finita male, ma una vera e propria esecuzione. Un conte, Alderigo Bonsanti della Spada, della Firenze/bene con il “ vizietto “ viene brutalmente assassinato, un fatto che oggi sarebbe catalogato come un gesto dettato dall’omofobia. La brutalità gratuita del fatto fa scattare in Bordelli il desiderio di vendetta. Una vendetta maturata anche dalla convinzione di trovarsi di fronte a ragazzi viziati e sbruffoni che supportati da un’ideologia basata sulla sopraffazione e l’uso della cocaina, vogliono fare i ribelli. Desiderio di vendetta che porterà Bordelli ad usare metodi assolutamente non in linea con i principi di legalità ma giustificati dal fatto che ogni azione ha, ovviamente, delle conseguenze. L’assillo per il commissario è che non vuole assolutamente andare in pensione senza aver risolto il caso, lasciare insoluto l’omicidio non gli da pace. E quindi fa ricorso alla riflessione, senza mai darsi per sconfitto, e alla capacità di non farsi condizionare da nessun pregiudizio: questa è la filosofia che contraddistingue Bordelli in questa indagine come nelle precedenti. Anche in queste pagine troviamo sia Eleonora la giovane compagna del commissario con la quale la conoscenza reciproca e la scoperta di nuove passioni contraddistinguono un rapporto che viaggia tranquillamente, dove la relazione è basata sul rispetto reciproco e con la quale qualunque idea di possesso, e di maschilismo, è bandita; sia le strade di Firenze che Bordelli continua a chiamare con i loro nomi originali e non come la toponomastica ha modificato.; sia il gruppetto di amici, la confraternita del Chianti, con i quali intrattiene cene e racconti ( forse questa volta un po’ lunga la parte dedicata a quest’aspetto ). Oltre all’indagine da affrontare, l’altra questione è, come scritto all’inizio, l’approssimarsi della pensione. Ma c’è un motivo non da poco in questa tensione, infatti il pensionamento dalla vita investigativa del commissario Bordelli significa anche l’esaurirsi delle avventure scritte da Vichi, l’abbandono del personaggio …. chissà. Solo Vichi ci potrà dare la soluzione, rispondendo a questo dubbio con una nuova avventura.