Recensione a cura di Dario Brunetti
Anatomia di una rapina è il nuovo romanzo di Maurizio Blini uscito per Edizioni del Capricorno, nella collana Piemonte in Noir, curata dagli autori Giorgio Ballario e Massimo Tallone.
Dopo I cattivi ragazzi e La congiura del geco, tornano i fratelli Stelvio in una nuova indagine.
Per un fratello che agisce dietro le quinte dispensando consigli, ce n’è un altro che entra in azione con la sua squadra.
In questo terzo capitolo sono impegnati in una pericolosa inchiesta riguardante la brutale uccisione di due poliziotti.
Ricostruendo la dinamica dell’omicidio sembra una vera e propria esecuzione in piena regola, stavano fiutando una pista o si tratta di un regolamento di conti da parte della criminalità organizzata?
Intanto Fabio, Faustino, Alberto detto il Bomba e Mirko, quattro ragazzi tentano il famoso colpo della vita che significherebbe dare una svolta definitiva alle loro esistenze proiettandoli in un futuro roseo che li vedrebbe finalmente realizzare i propri sogni. L’obbiettivo è il centro commerciale del Lingotto.
Il romanzo viaggia su due binari di narrazione paralleli: Il primo inerente all’accurata preparazione del colpo fatto di relativi appostamenti e il secondo invece, riguarda la caccia degli esecutori materiali dell’orrendo crimine perpetrato ai danni dei due poliziotti. Un canovaccio usato dall’autore che è solito concentrare una storia su più registri narrativi dando spessore alle tematiche trattate nel romanzo.
Criminalità organizzata, giri di droga spacciata nei quartieri periferici e nelle discoteche, traffico di armi e agguati sono elementi imprescindibili che appartengono ai romanzi di genere noir-poliziesco, ma saranno gli ingredienti giusti per permettere all’ottimo Blini di realizzare una storia che segue lo stesso filone dei precedenti romanzi in cui c’è un lavoro di squadra strutturato da poliziotti in prima linea a combattere i vari reati.
Molto spesso la criminalità appartiene agli esclusi ai cosiddetti reietti della società che trovano nel delinquere l’escamotage per realizzarsi, un po’ quel che accade ai protagonisti di questa storia, in cui quattro ragazzi vogliono improvvisarsi dei rapinatori seguendo forse le orme di quel Renato Vallanzasca della Milano degli anni 70 per un riscatto personale.
Sembra un voler mettere alla prova se stessi anche a repentaglio della propria vita, non accettando una realtà che volta loro le spalle e li fa sprofondare sempre più nel degrado sociale.
Una realtà imperfetta che non risponde ai loro bisogni e che diventa sempre più sfuggente e che sfocia in azioni alquanto oltraggiose per prendersi quel che manca da sempre; ecco perché è così forte la discrepanza da quel che esiste e da quel che si vorrebbe, questo profondo disagio si trasforma in un dolore a metà, uno che appartiene al soggetto e l’altro provocato a terzi.
Anatomia di una rapina è un noir crudo e amaro che affronta e sviluppa tematiche sociali di grande rilievo come la lotta alla criminalità, ma al tempo stesso viene messo in luce il lavoro degli inquirenti a volte perfetto e meticoloso, altre con delle ombre soprattutto quando sfocia nella brutalità e nella repressione o abuso di potere.
Un romanzo ben riuscito che dal punto di vista stilistico gode di un buon intreccio narrativo capace di offrire al lettore molteplici chiavi di lettura e spunti di riflessione su una realtà che sembra sfuggire di mano e solo delle cattive azioni vorrebbero indegnamente restituirla, ma bisogna chiedersi alla fine quale sarà il prezzo da pagare? Interrogativo che trova la risposta nella lettura di questo intrigante noir con protagonisti i fratelli Stelvio, un sodalizio familiare e investigativo che indaga in una Torino dalle atmosfere cupe e piene di mistero ma che sa ben nascondere il suo fascino discreto.
Buona lettura!