Requiem per un killer
Marco Michele Sigieri, dopo anni di lavoro duro e talvolta sporco, è diventato un professionista stimato sia dalla questura, dove ha la sua scrivania, sia dai criminali, per conto dei quali uccide. Grazie all’esperienza e a quattordici omicidi alle spalle, si muove bene nel doppio ruolo di sovrintendente alla Omicidi di Milano e di sicario di don Benigno Morlacco, boss della ’ndrangheta che gestisce gli affari nel Nord Italia. Ma “se semini morte, la morte ti viene a cercare”, perciò non si sorprende troppo se quel suo tran-tran rischia di ritorcersi contro di lui. I guai cominciano quando don Benigno gli commissiona l’omicidio di Gualtiero Dugnani, avvocato del clan caduto in disgrazia, esigendo per il traditore un’esecuzione che lo faccia ridere a crepapelle. E la goccia che fa traboccare il vaso gli piove addosso quando il padrino-padrone gli affida anche l’intimidazione di una top manager che oppone resistenza ai finanziamenti mafiosi: Emme-emme apparentemente esegue come sempre gli ordini, ma Mira, la sua vittima, è un osso duro, con cui si ritrova a stringere un legame ancora più pericoloso e a ipotizzare un personale piano di giustizia. Disilluso, gran divoratore di libri, ironicamente pronto a tutto, è lo stesso killer a raccontarci senza inganni la sua storia; sullo sfondo, ma neanche troppo, c’è Milano, colta nella sua anima di città vorace, rapace, capace. Dando a un assassino intelligente e solitario le chiavi della narrazione, Colaprico crea un antieroe credibile e irresistibile, e un noir ad alta velocità, dove tra omicidi ben congegnati e feroci, criminalità onnipresente, inseguimenti, colpi di scena e donne capaci di farsi rispettare emergono le molte ombre della nostra contemporaneità.
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Milano: la Comasina, Baggio, Corvetto, Via Padova, la sua periferia, il convivere con la morte omicida nonostante i suoi abitanti non l’accettino … altrimenti dove? Il boss don Benigno Morlacco che dalla Calabria ha spostato il suo controllo ad intere zone del nord Italia, che se non nutre timore della legge, lo nutre per il clan nemico con i suoi traffici d’eroina, di rifiuti e delle costruzioni, con l’investimento di denaro sporcoOgni clan che sia tale, non può non avere un avvocato di riferimento. L’avvocato Gualtiero Dugnani, personaggio “ televisivo “, che ha l’appellativo de “ il credibile “, svolge questo ruolo per il clan Morlacco, gruppo feroce e ramificato. Anzi per la precisione dobbiamo usare il passato e dire svolgeva, visto come può capitare in certi ambienti è caduto in disgrazia, e deve essere eliminato. Marco Michele Sigieri è l’incaricato di eliminare l’avvocato. Il Sigieri che visto il suo doppio nome, è conosciuto come Emme-emme, ma non è solo il nome ad essere doppio, è doppia la sua appartenenza: sicario per la ndrangheta da una parte e sovrintendente per la squadra omicidi dall’altra. Attività che si sostengono a vicenda. A servizio di due padroni: stato ed antistatoUn killer perfetto che ammazza e non lascia tracce, non crea problemi, con un bel curriculum sulle spalle: 14 omicidi. Ma questa volta Emme-emme ha di fronte a sé un compito più arduo dei precedenti. L’eliminazione dell’avvocato, ma non semplicemente questa, e per lui non sarebbe un problema. L’eliminazione deve avvenire con  una modalità che susciti ilarità, che faccia ridere i committenti, per uno come lui che non ha affatto il senso dell’umorismo e visto che ammazzare non è proprio un divertimento, modalità che risulterà raggiunta, leggere per credere. Emme-emme che,e  non potrebbe essere diversamente,  ha come riferimento Sun Tzu e “ L’arte della guerra “ a proposito di pietà, sulla strategia migliore da usare; che vede, per forza di cose, gli ultimi momenti della vittima; un killer che vive l’ammazzare come una forma di dipendenza, come un bisogno fisico e mentale, come una malattia, come avere, e dico poco, un cecchino che si è infilato dentro di sé; che ama leggere, la migliore cosa di tutta la vita, e lo scrivere bene; un killer che si è prefissato un proprio obiettivo da raggiungere costi quel che costi, un obiettivo illustre; un killer che elimina, per propria iniziativa, spacciatori, teppisti, prepotenti di ogni tipo, pirati della strada, rimuovere persone che in fondo se lo meritano.  Emme-emme che nella Milano inquinata dal rumore, dalle polveri sottili e dalle anidriti si trova a suo agio, perché in definitiva tutto è morteProprio quest’ultima attività gli fa avere il nome di “ serial killer del traffico “, che poi ne vedrà comparire un altro, fino a divenire “ la gang del traffico “. Una pistola in vendita per dirla alla Graham Greene. Un noir che pur non mettendola al centro, ci parla di precarietà, una precarietà particolare, quella del killer che lavora a chiamata, un collaboratore senza contratto, un giustiziere in proprio. Oltre alla precarietà ci troviamo di fronte anche all’introspezione di un Colaprico che parla di un Colaprico bravo quando si tratta di scrivere di “ nera “ ma che non ci capisce niente di politica, ma soprattutto ci parla di un qualcosa di cui si è occupato la cronaca nazionale e cioè la trattativa, ambigua, vera o presunta tale. Arrivati alla fine ti rendi conto che il noir può essere anche “ più leggero “, con morti annessi, del solito e riuscire bene ugualmente, anzi avendo ben presente “ Requiem per un delitto “ spesso abbassare i toni può essere una necessità.

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