Dalla Francia ci provengono numerosi autori che hanno influenzato la scrittura del “ noir “ . Lunghissimo l’elenco degli autori che ormai sono riferimento indiscutibile del noir nostrano; da Manchette ad Izzo; dalla Manotti a Helena a Daeninckx … . La Francia, le banliues ( le periferie ), la prepotenza delle forze dell’ordine, il razzismo ….. : temi di stringente attualità che “ Nulla si perde “, il noir di Cloè Mehdi, tratta in modo decisamente interessante. Senza voler enfatizzare assolutamente nulla , non credo che aggiungere Mehdi tra i nomi sopra citati sia qualcosa di esagerato, anzi. La lettura di questo noir costringe, obbliga, impegna …. il lettore a non abbandonare mai, e poi mai il testo e confrontarsi con esso per capire. Comprendere il tessuto sociale, il contesto nel quale “ Nulla si perde “ è inserito. Scoprire il nesso, il filo che unisce, che tiene insieme le banlieu ed una serie di suicidi è come riconciliarsi con le 285 pagine che compongono questo noir. Solo quando con la lettura oltrepassi la metà delle pagine cominci a renderti conto di cosa hai letto fino a quel momento e che cose apparentamenti non collegabili, traiettorie parallele che non dovrebbero incrociarsi mai, lo sono e non poco. Anche i protagonisti di questo noir possono apparire, in prima lettura, come soggetti l’uno scollegato all’altro … no non è così. Il padre, divorato dal male, che si impicca; il ragazzo assassinato che non può tornare in vita; il poliziotto, omicida, che continua a svolgere la propria professione; ed i giovani delle periferie, delle banlieu, da Gina a Siham sorella del giovane assassinato, da Karim a Nadir; dai graffiti, per non dimenticare; ai genitori di Said, e di Siham, che non hanno più la forza di ribellarsi ,pieni di stanchezza e di rinuncia morale e che sono costretti ad abbandonare la propria abitazione per lasciare spazio ai progetti di “riqualificazione urbana; a Thomas, poliziotto da generazioni, che fa suo il “ tormentare “ durante gli interrogatori “; a Mattia un 11enne cresciuto troppo e Nouria la psicologa comprensiva non perché “ umana” ma per la sua capacità di attenzione. Periferie dove il ritmo quotidiano è scandito da assoluzioni dei “ servitori dell’ordine “ al nuovo omicidio e così via senza soluzione di continuità; da arresti di massa e condanne. “ Non si può andare avanti così “; “ Quanti morti ci vorranno ancora prima che qualcuno reagisca “. Una periferia dove il sopruso è la legge, dove un semplice controllo di documenti può degenerare in qualcosa di irrimediabile e che darà vita al corto circuito della vendetta. Una periferia che non è altro che un mondo in agonia in cui non c’è niente da salvare e le terapie costrittive divengono l’apparente soluzione quando capisci che le cose non cambieranno mai al limite possono oscillare e tornare come erano. Un noir che al di là dell’esito, del colpevole trovato, dimostra come la pace sociale non possa esserci senza fare i conti con una giustizia che non può funzionare solo e soltanto in una direzione, e quindi avanti fino al prossimo abuso di potere che sicuramente Mehdi ci saprà descrivere.
Noir
Partiamo dalla copertina: una mano misteriosa, di giovane in giubbotto e felpa, pesca dal pacchetto, che titola “Milano Chips”, due patatine a forma di grattacielo