Naso Di Cane
“Naso di cane” è la storia livida, colorita, martellante, feroce, di quella guapperia perversa che è la camorra industrializzata dei nostri giorni, con il suo bilancio di cadaveri, in una Napoli vasta e agghiacciante, spoglia di ogni pittoricismo, nella quale si aggira come un segugio il commissario Corrado Apicella. Ma in questa triste atmosfera da bassifondi di tanto in tanto interviene il momento, tanto più inaspettato quanto più coinvolgente, dell’amore.
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Un grazie sincero alla Homo Scrivens, casa editrice che ha ridato ad Attilio Veraldi il suo vero ruolo. Un ruolo riposto nei cassetti, di chi ha scritto, e tradotto, pagine importanti per il noir italiano. Certo Scerbanenco, certo De Angelis; ma diamo il riconoscimento giusto a chi è stato relegato nel dimenticatoio nonostante il valore apportato alla giusta causa del noir. Aver tradotto Chanddler e la Los Angeles,  Hammet, ed averli fatti conoscere, non è cosa da poco, e quindi “ Naso di cane “ è il doveroso riconoscimento a chi in età, sicuramente accettabile, 74 anni, ci ha lasciato. Veraldi può e deve essere considerato uno dei maestri del noir. Se per caso ancora siamo alla ricerca di cosa sia il noir, il noir sociale, dopo aver letto “ Naso di cane “ possiamo finalmente farcene una ragione. Sicuramente la prefazione di Luca Crovi ci indirizza verso il comprendere cosa è, e cosa vuole essere il noir. “ Bisogna essere stai per strada, conoscere chi abita le città, sapere lo slang “ questo ci dice e ci consiglia Crovi. Addentrarsi nella lettura di queste oltre 310 pagine non è cosa facile se non ci accompagniamo di un glossario che ci traduca termini correnti, parole, o frasi, che sicuramente sono ostiche ai più. Ma ciò che ci è reso più facile è capire le trasformazioni subìte dal mondo criminale, il cambiamento delle proprie regole, dal tradimento diffuso, che avvierei un cambiare di campo mettendo in considerazione il miglior offerente,  alla vita che ha perso valore ed alla città che cambia anche il linguaggio, con i giovani  che vogliono emergere nel mondo illegale, e lo fanno premendo. Un cambiamento imposto da chi si impone come indipendente, fuori dal “ sistema “, dai giochi decisi e prestabiliti. Indipendente come Ciro Mele/ “ Naso di cane “: sorriso tirato; naso corto; narici in vista, camiciola sbottonata in pieno inverno, che passa dal rapinare coppiette inermi all’essere scafista del contrabbando ecc…. Tradimento diffuso? Il “ Professore “ Antonio Garofalo, dispensatore di consigli, con i suoi colombi/piccioni. Le regole che restano tali con Achille Ammirato, schiattamorti di padre in figlio, impresario di pompe funebri in cui domanda ed offerta non entrano certamente in crisi. Dalle pompe funebri verso l’impiantare raffinerie; una Napoli in cui il sostegno ai familiari degli uccisi o dei reclusi non manca, anzi è motivo di unità. E nel caso l’economia è un campo ostico da capire ecco a voi i calcoli economici tra mercato nero, banca d’Italia e valore nominale o reale. Ma se questo risulta difficile, è sempre possibile misurarsi con le corse dei cavalli e le conseguenti scommesse. Gli affari e l’indipendenza: la prostituzione come affare, Rosa Senatore la “ autonoma”, la “ brigatista “ la ragazza “ di falò “, con i suoi fantasmi lasciati alle spalle. Napoli e la sua periferia/città: Soccavo; Pianura; Marano; Qualiano, Piscinola, Secondigliano, con i senzatetto storici, gli abusivi ufficiali, le case basse e stonacate, Scampia con la famosa 167 ed i suoi edifici, mai terminati e già fatiscenti, di 15 piani senza riscaldamento ne ascensore, una spianata enorme di melma ecc …  i suoi vicoli stretti ed il medico, mai laureato, che cura tutti i latitanti … ma di una parte sola, visto che ogni parte in causa, ha la sua squadra medica. Napoli in cui ammazzare è una professione come tante, come fare marchette nonostante non sia facile affrontare un mondo che non ha più certezze da offrire, che è un unico vero e proprio quartiere, “ una città orientale senza quartiere europeo “ quartieri/ghetto nei quali si svolgono due corse: 1) verso l’occupazione  degli appartamenti vuoti e sfitti; 2) il divenire proprietario rispetto all’essere clandestino, cioè come promozione sociale: dal contrabbando di sigarette al possedere un cavallo;e l’altra faccia rappresentata dal commissario, vicecapo della squadra mobile, Apicella, pessimista per natura, dal volto triste. Napoli con i negozi che servono per nascondere gli affari più redditizi, tra vicoli e munnezza; con una malavita stracciona e sgangherata. Ed in conclusione non possiamo non citare Loriano Macchiavelli che ritiene Attilio Veraldi il padre del giallo a Napoli.

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