La moglie del becchino
Non sarebbe mai dovuto restare in quella mortifera cittadina della provincia francese, una volta saputo che il posto di lavoro per cui era giunto fin lì era stato assegnato a qualcun altro; ma fra Blaise Delange e il treno che poteva riportarlo a Parigi ci si mette un portafoglio smarrito, e tanto basta a innescare la torbida macchinazione del caso. Delange nel portafoglio trova dei soldi, la carta d’identità di una donna di nome Germaine Castain, la foto di un uomo. E scopre, dopo avere deciso di restituirlo, che l’irresistibile Germaine, occhi azzurri malinconici un po’ troppo grandi, aria sottomessa, fascino esplosivo, è la moglie del becchino del paese, il bilioso e manesco Achille Castain. Accolto nella tetra casa della coppia, dopo avere incassato i ringraziamenti di rito Delange si lascia convincere a lavorare nell’impresa di pompe funebri, scoprendosi con sorpresa molto adatto allo stravagante ruolo, nonché a quello di focoso, soggiogato amante di Germaine. Uno strano triangolo va formandosi, tra quelle quattro mura “rivestite di carta da parati giallastra, del colore di una malattia incurabile”, cui presto si aggiunge un quarto incomodo. E allora in quest’atmosfera plumbea accesa di ossessioni, in un nervoso crescendo di tensione, le gelosie incrociate e l’amour fou non lasceranno scampo.
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Recensione a cura di Edoardo Todaro

E’ grazie, anche, a NERO RIZZOLI se abbiamo tra le mani quanto ha scritto Frederic Dard. Ci ha lasciato a 79 anni, nonostante questo ci ha lasciato con dei libri intensi e degni in assoluto di far parte, a pieno titolo, del noir francese. Amico, il che vuol dire molto nell’ambito letterario, di Simenon, Dard ci conferma, leggendo “ La moglie del becchino “, se mai ne avessimo bisogno, del suo essere ritenuto tra i più importanti esponente del noir francese. Abbiamo letto, piacevolmente, “ Il Montacarichi “, “ I bastardi vanno all’inferno “ ed ora sotto con “ La moglie del becchino “. Tanti i riferimenti messi in campo da Dard in questo noir, Riferimenti che ormai possono essere considerati far parte di un altro tempo, come ad esempio la cabina telefonica. Ma non solo alcune cose superate dal tempo, anche alcuni comportamenti, sempre più rari come il ritrovamento di un portafoglio, ritrovamento sul quale si dipana il noir in questione. Dal portafoglio all’impresa di pompe funebri. Il protagonista di turno è un Blaise donnaiolo, amante della provincia, più che di Parigi, assillato dalla malinconia, dai sogni angoscianti, che si costruisce un proprio piano mentale e che ama l’insonnia in quanto miglior alleato dell’immaginazione, che nutre fiducia in se stesso, nelle proprie idee. Blaise in rapporto di amore/odio con Achille Castain, il becchino del paese, che vive nel rovistare nella propria spazzatura interiore. In tutto questo, risalta quanto Dard ci descrive rispetto alla vita detentiva, alla prigione che fa riflettere sul senso di precarietà della vita in generale, e della felicità in particolare. Una vita che per amore è possibile ammettere anche ciò che non si è compiuto. L’auspicio è che NERO RIZZOLI continui a scavare nei meandri nascosti, a ricercare ed offrirci un altro dei suoi noir sconosciuti ai più ma che possono arricchire gli amanti di questo intramontabile genere letterario.

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Recensione a cura di Manuela Fontenova Mistral è una giovane studentessa di scienze politiche alle prese con la stanchezza di una lunga sessione di esami:

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