TRAMA
Non lo direste mai, incontrandoli per strada in un giorno d’estate a Torino. Non indovinereste che sono quattro ex detenuti fuggiti dalla Francia. Dal momento in cui il furgone che li stava portando al carcere di Lione è stato coinvolto in un disastroso tamponamento, sono scappati oltreconfine e si sono rifatti una vita. A unirli, da allora, è quell’enorme segreto. Marsigliese, ex rapinatore di banche, Max Ventura ha messo in piedi un ristorante. Grazie alla buona cucina e all’amore della sua compagna, i clienti non mancano mai. Algerino con profondi occhi azzurri e il viso segnato da un passato dissoluto: lui è Abdel. Ex ladro di professione, ha aperto un’officina di auto d’epoca. Una criniera di ricci disordinati, lo sguardo ombroso, Sanda, origini malgasce, non passa inosservata. È socia di una palestra di arti marziali e di certo il fisico non le manca, dopo aver ballato per anni al Crazy Horse di Parigi. Non si può non notarla per la sua malinconia piena di fascino: lei è Victoria, alsaziana. È stata coinvolta in una truffa dal compagno e ora ha ricominciato con il cuore spezzato e una figlia. Ma un giorno tutto cambia, di nuovo. Uno strano individuo si presenta al ristorante di Max. Si fa chiamare Numero Uno. Irromperà nelle loro esistenze per sconvolgerli, trascinandoli in una storia pericolosissima che riporterà a galla il loro passato. Tra vite spezzate e voglia di ricominciare, entra in scena una irresistibile banda di investigatori di cui non potrete più fare a meno.
RECENSIONE a cura di Edoardo Todaro
Avete presente i vari romanzi con i quali Pandiani ci ha descritto Les Italiens, il gruppo di poliziotti di origine italiana e con i quali è divenuto famoso; avete presente il passaggio all’investigatrice privata Zara Bodsaves, solo per citare alcuni dei tanti interessanti noir scritti. Ecco con “ Fuoco “, Pandiani cambia, ci spiazza, ma sicuramente fa cosa utile e necessaria. Ci introduce a conoscere quattro latitanti, quattro pezzi di galera che sono riusciti a ricostruirsi una vita grazie ad una evasione che dire rocambolesca è dire poco. Prima di tutto è impossibile non citare la dedica che Pandiani ha fatto verso Stefano Di Marino, autore di riferimento per il genere noir/pulp. Dedica riscontrabile anche nell’ultimo di Carlotto, “ Il Francese “. Rifarsi una vita può sembrare cosa da poco, ma in realtà non lo è se devi fare i conti con errori, cazzate, cadute, rialzate, tra sbagli passati ed il rigar dritto del presente, perché “ eravamo giovani, e stupidi, ma siamo persone diverse “ … e perché no la galera, la latitanza. Un equilibrio ricostruito e che diviene, quando meno te lo aspetti, precario. Un presente che ha gli effetti collaterali dei lasciati dell’emergenza sanitaria, delle abitudini obbligate ed imposte, della sanità provata e privatizzata. Quattro individui, quattro latitanti in cerca di futuro, come scritto sopra,che sono obbligati a fare i conti con un passato che ritorna, con una storia dimenticata ….. o quasi, che mette in disordine una quotidianità resa normale, quattro individui che ognuno sa poco e/o punto degli altri ma che allo stesso tempo sono una famiglia …..stramba certamente ma forte ; che si devono rapportare con qualcosa di impercettibile. La stanchezza di chi dalla vita ha ottenuto tutto il contrario di ciò che avrebbe desiderato; una vita fatta di ansie ed incertezze, e che l’arrivare al giorno dopo non è scontato per niente. Traffico di medicinali scaduti su cui sviluppare le proprie fonti di guadagno; traffico di esseri umani e sfruttamento della gestione dei centri di accoglienza …. 16 morti. Bella, e da evidenziare la descrizione sui passeurs; ma di sicuro i ragionamenti al limite della disquisizione filosofica su cos’è la morte, sulla consapevolezza che ad un certo punto della vita è importante riconoscere quando sei al capolinea e la partita è da considerare terminata. Arrivi a fine di ben 379 pagine e ti rendi conto che non è finita lì, che dei quattro sicuramente ne risentiremo parlare.
DETTAGLI
Pagine 379
Genere noir
Editore : neroRizzoli