Recensione a cura di Pasquale Schiavone
POKER CON LA MORTE di Marvin Menini è un giallo in piena regola: la storia di un giornalista che si ritroverà a indagare su alcuni strani omicidi , ma scoprirà che per risolvere il mistero dovrà prima fare i conti con se stesso…La trama densa di azione e suspense inchioda alla pagina ma non è solo questo a rendere avvincente il romanzo. Mentre seguiamo le lezioni di Attilio ed esploriamo in lungo e largo l’affascinante quanto insidioso universo del gioco online, abbiamo occasione di approfondire la conoscenza del protagonista, entrando nel merito della sua vita privata. La parte poliziesca del romanzo corre, infatti, in parallelo con gli avvenimenti che stanno scombussolando la quotidianità di Matteo, delineando quasi una storia nella storia in cui sono in gioco i sentimenti, le difficoltà connesse alla vita di coppia, la crisi di mezza età. Ecco allora che emerge il ritratto di un quarantenne fagocitato dalla routine lavorativa, un uomo innamorato della compagna e della figlia ma che, come molti, a un certo punto si rende conto che la sua relazione si sta sfaldando, senza sapere bene perché. La passione ha ceduto il passo all’abitudine, il silenzio ha occupato lo spazio del dialogo e l’amore rischia di spegnersi. Perché il gioco d’azzardo nelle mani di Marini non poteva restare semplice ambientazione: è un mezzo, potente come un’allegoria, un modo per disegnare una società e i suoi individui, per riflettere sulle nostre scelte passate e future.
Di questo libro non parlerei come di un noir, ma proprio di un giallo – seppur lontano dai modelli sesso/azione – un giallo molto nostrano, di quelli in cui trovi gli intrighi di provincia, i ricatti, i politicastri che negano qualsiasi cosa (ma soprattutto l’evidenza), gli immigrati cacciati dai campi dai favolosi benpensanti e irreprensibili cittadini (che tutto sono meno che questo); ma non finisce qui: ci trovi anche gli imprenditori che non esitano a truccare le carte per fregare i polli a loro volta vittime sacrificali dei consulenti finanziari senza scrupoli se non quello di mettersi in tasca tutto il possibile. Sopra tutto questo marcio la levità di uno scrivere bello, ironico e divertito mentre usa il gioco quale metafora dell’esistenza.
“E’ una storia complessa quella che Binaghi mette in scena, ricca di vicende e personaggi. Il protagonista è uno di quelli a cui ci si affeziona sin dalla descrizione. Francesco Branca – Black Jack – è un giocatore d’azzardo, sciupafemmine, abilissimo con le carte, dotato del necessario sangue freddo che gli permette di sedere al tavolo in cui vengono posti sul piatto enormi somme di danaro senza tradire alcuna emozione.
Genova, anno 2016. Matteo De Foresta è un giornalista. Sposato con Barbara, hanno una figlia ma la loro relazione è in crisi. Decide di aiutare Evgeni, un suo amico scassinatore a cui deve la vita, per scoprire chi ne ha ucciso il cugino probabilmente con un veleno che non lascia tracce. Le indagini lo porteranno ad un misterioso giocatore del Poker online, Osiride. Nel mentre, Evgeni viene assassinato con un colpo alla nuca, rafforzando le intenzioni di Matteo di scoprire il colpevole. Con l’aiuto di Attilio, giocatore di Poker paralizzato e sulla carrozzina, riuscirà ad infiltrarsi nelle partite clandestine a casa di Rodolfo Mutti, avvocato e primo sospettato. Nel mentre il giornale di Matteo è a rischio chiusura. Direttrice pro tempore viene nominata l’avvenente Clara Manzini, al cui fascino Matteo non sarà insensibile. A toglierlo dai guai sarà come sempre il suo amico vicequestore Guido Rocchetti.”
I CARRUGGI DI GENOVA E LA PERSONALITÀ CHIUSA DELLA CITTÀ STESSA FARANNO DA SFONDO A QUESTO ROMANZO.