Ormai, è giusto dire che il genere noir ha alcuni autori che sono riferimento per “ sotto generi “. Dal “ legal” allo “psico”. L’ultimo edito da “ e/o”, di Michel Bussi rientra a mio avviso nel secondo. Immediatamente la dedica ci fa intuire dove Bussi ci porta: “ … alle operatrici ed agli operatori del sociale che credono ancora nella solidarietà “. Letto questo ? Leggiamo il resto: situazioni familiari difficili con effetti dirompenti verso chi ha 7 anni e si imbatte contro qualcosa di ingestibile. Ingestibile mentalmente e psicologicamente: decidere di non ridere; di non correre; di non giocare mai più, in attesa che il cuore si raffreddi. Il trauma esistenziale; le molestie sessuali subìte dal padre e da una madre complice che lasciano il segno … in tutti i sensi; la nevrosi , un’allucinazione covata e coltivata Un noir che ci fa conoscere le università francesi in lotta, il piano Juppè di controriforma su pensioni e sicurezza sociale; la Francia bloccata per 3 settimane; differenze di classe che si evidenziano anche nel capire chi è il colpevole: un povero scaricatore di porto alcolizzato o un notabile; progetti urbanistici come rulli compressori per radere al suolo le malfamate periferie, con atmosfere da fine del mondo. Molti personaggi e molti colpi di scena, il desiderio di vendetta e la ricerca spasmodica della verità. Un noir che ci tiene incollati fino alla trecentosettantacinquesima pagina e quando sembri di avvicinarti alla verità, questa si allontana immediatamente.
Noir
Recensione a cura di Dario Brunetti Dopo Una favolosa estate di morte uscito con la collana Nero Rizzoli e Nero Lucano con Solferino, ritroviamo l’anatomopatologa