Recensione a cura di Manuela Baldi
Terra Alta il libro precedente di Javier Cercas, è fra i primi che ho recensito per Giallo e Cucina ho amato i luoghi descritti e il protagonista, Melchor Marín, mi era molto piaciuto. Pochi giorni fa, ho ricevuto in regalo “Indipendenza”, seconda avventura con lo stesso protagonista. L’avevo letto, appena disponibile in biblioteca, perché affascinata dal primo libro. Avevo scelto di non recensirlo perché preferisco proporre sempre autori/aurici diversi per le mie recensioni. Complice il regalo, inaspettato ma molto gradito, che ho preso come un segno del destino, ecco qui la recensione.
Melchor Marín, è un “eroe” imperfetto, timido e delicato in alcuni casi e picchiatore senza pietà in altri, ma non pensate che il libro sia incentrato su di lui, la trama e gli incastri sapienti che Javier Cercas ci racconta sono avvincenti. Confesso di provare una sorta di complicità con il protagonista. Il romanzo inizia subito con un’azione al di fuori della legge che ci racconta bene chi è Marín.
La storia vera e propria prende l’avvio perché l’ex capo di Melchor, Blai, chiede il suo intervento per scoprire chi stia tentando un’estorsione ai danni della sindaca di Barcellona. Attenzione, le vicende descritte nel libro si svolgono nel 2025, quindi ogni riferimento al presente è “casuale”. Javier Cercas ci descrive il potere economico, i potenti di turno, i sommovimenti politici che scuotono la Catalogna partendo da fatti conosciuti. Si legge del movimento sovranista, del “proces”, ma non temete, queste situazioni non prendono il sopravvento sulla storia, ne costituiscono lo sfondo. Risulta chiaro che a chi detiene il potere, l’indipendenza che interessa è solo quella che permette di mantenere inalterato il proprio potere. Oltre a Melchor Marín, è importante la figura di Ricky Ramírez, l’antieroe della storia. Figlio di un sindacalista, compagno di università, l’Esade, dei potenti che a vario titolo entreranno nella storia. A causa di un guaio giudiziario del padre, Ricky si troverà in poco tempo ad essere un appestato, il povero diavolo perdente, usato fino a quando fa comodo e poi disprezzato. Altra particolarità in questo romanzo: un bellissimo gioco di specchi che ricorda il Don Chisciotte; Melchor Marín viene informato di essere il protagonista di un libro: …”Le avranno già detto del romanzo, no? … Il romanzo, quale romanzo? Quello che parla di lei… Terra Alta, si intitola. L’autore si chiama Javier Cercas.” Nel libro ci sono vari riferimenti a libri e autori, perché Melchor ha una passione per la lettura, ha ripreso gli studi perché vorrebbe diventare bibliotecario. I piani narrativi sono due, la narrazione della vicenda personale di Melchor e l’altro legato all’indagine. La vicenda che riguarda la madre assassinata trova una risposta, ma c’è spazio per continuare a raccontare, l’indagine si conclude, mettendo in luce le capacità investigative di Melchor. In questo libro ci sono intrigo, vicende personali, una severa riflessione sulla situazione politica catalana, la descrizione continua della sottile linea fra verità e bugie. Cercas fa un lavoro di scrittura molto fine per portare tutti questi filoni all’epilogo e a mio parere ci è riuscito. Raccomando di leggere i libri in sequenza, per chi ha letto il primo questo è un ulteriore passo nella conoscenza di Melchor Marín, piacerà a chi ama le indagini deduttive, a chi cerca anche temi sociali, a chi chiuso il libro ama riflettere.