RECENSIONE a cura di Edoardo Todaro
Ti trovi ad avere a che fare con un’ottima pietanza, un buon piatto e ti domandi quali sono gli ingredienti che portano al risultato ottenuto. Ecco se metti insieme Malvaldi e Bruzzone, il risultato è il gradevole “ Chi si ferma è perduto “.Un borgo vicino Pisa e la Casa di Procura Missionaria del Grande Fiume, cioè la scuola paritaria, unica esistente, la scuola delle suore che del cristianesimo hanno una concezione, a dir poco, precolombiana e che hanno tutte nessuna esclusa un soprannome ( da Charles Bronson a Chuck Norris …. ).Una scuola che ha alla guida una suora, una e trina: madre superiora; preside e amministratore delegato. C’è in questo noir un personaggio che domina e condiziona: Augusta Viterbo, ai più conosciuta come Augusta Pino, il che fa capire quale carattere abbiamo di fronte. C’è sì un personaggio, ma c’è anche un bosco che nasconde un cadavere, il cadavere del prof Caroselli, l’ecologista/cacciatore, un bravo professore anche se con un carattere un po’ particolare e difficile. Nel leggere queste pagine ci troviamo a conoscere i segreti, gli aspetti fondamentali, le doti necessarie e fondamentali del buon poliziotto. Ironico quanto basta, “ Chi si ferma è perduto “ ci mette a tu per tu con il potere olfattivo, l’acidemia isovalerica e l’urinoterapia alternata da una dotta spiegazione di chimica e la teoria degli emisferi cerebrali sottoposti all’economia compartimentale. Leggere “ Chi si ferma è perduto “ ha un effetto benefico, interrompe il flusso di letture impegnative. Serial killer; indagini, corruzione, morti ammazzati,violenza a go go ed ecco il potersi rilassare grazie ad una visione umoristica, quasi comica e paradossale dell’investigazione, come del resto già accadeva con i vecchietti del BarLume. Personalmente, l’andare avanti nel leggere queste pagine nonostante quanto scritto sopra, mi ha posto di fronte all’intravedere un limite: i troppi particolari, le vicende che vengono raccontate rischiano di disorientare il lettore, di “ prenderlo per stanchezza “, annullando l’effetto positivo dato dall’ironia toscana. I due nuovi personaggi nati in questo libro necessitano di un’ulteriore messa a punto se vogliono intraprendere la strada indicata nelle 339 pagine.