Recensione a cura di Dario Brunetti
Un ritorno aspettato da sin troppo tempo, quattro anni possono essere pochi ma iniziano a diventare tanti quando si è legati alle storie di un personaggio.
Il commissario Scichilone è il protagonista assoluto dei noir di uno degli storici autori della Fratelli Frilli editori, l’astigiano Roberto Negro.
Si ripresenta ai lettori con il romanzo dal titolo Il male dentro, siglando la sua dodicesima avventura.
Scichilone si trova ad indagare sulla scomparsa di un bambino, si tratta del nipote del boss Salvatore Cannizzaro detto “il vecchio“, capo di una potente cosca calabrese coinvolta a fronteggiare un gruppo malavitoso albanese in una contesa che li vede entrambi costretti a contendersi un traffico di droga nella zona di Ventimiglia.
Intanto il commissario lo ritroviamo in uno stato di sconforto, pieno di malinconia per l’addio di Maria Assunta in attesa di un bambino, una notizia che lo metterà alle corde ma che lo costringerà nello stesso tempo a cercare di rifarsi una nuova vita.
Trasandato, vaga come un lupo solitario alla ricerca di una donna, riuscirà a trovare una persona capace di fare breccia nel suo cuore?
Caro Roberto Negro, ci avrai pure fatto aspettare un po’, ma almeno non hai tradito le attese dei lettori! Infatti Il male dentro è un noir capace di concentrare tante tematiche tenendo alta la tensione del lettore, se si aspetta uno scontro a fuoco tra le cosche il lettore si ritroverà sullo sfondo un caso di pedofilia del tutto spiazzante che non sposta gli equilibri della storia, anzi ne catalizza l’attenzione, sarà poi ovviamente l’autore nel riuscire a concatenare nel modo giusto gli eventi.
Il protagonista, con il supporto dell’ispettore Capurro, si getterà a capofitto in un’indagine complessa e piena di insidie che lo porterà a un clamoroso compromesso che lo farà meditare sulla scelta presa.
Roberto Negro costruisce una storia dura e sporca attraverso uno stile narrativo apprezzabile che bada alla sostanza e all’immediatezza, lo si riscontra nei dialoghi dei protagonisti, avari di un’umanità che sembra tendere sempre più a scomparire e nel quale si vuole costringere un essere innocente a pagare un prezzo troppo alto.
Nel frattempo ritroviamo Scichilone e ce lo godiamo col suo velo di tristezza, ma siamo così affezionati da farci coinvolgere nelle sue vicende personali da dover quasi parteggiare per lui affinché trovi una serenità interiore.
Unica nota stonata del romanzo è una vicenda riguardante un presunto gorilla che forse fa perdere un po’ di nerbo ad una storia che non va assolutamente a macchiare una prova sin troppo convincente dell’autore.
Intanto non ci resta che dare un ben tornato al nostalgico Scichilone!