VOLVER
Argentina 1977. In un Paese schiacciato da una dittatura feroce, sei personaggi intrecciano, sulle note struggenti di un tango, i loro destini. Uno studente che abbraccia la lotta clandestina e che poi è costretto a fuggire, una madre disperata in cerca di una figlia scomparsa, un console che osa sfidare il regime, un ragazzo derubato della propria identità, un tanghèro di strada assetato di vita. Ognuno a suo modo “ritorna”, come recita il titolo della canzone, ognuno ha una sua ragione per non liberarsi del passato. E poi c’è Martina, il filo rosso che li unisce. Martina ha poco più di vent’anni, una vita agiata e senza scosse fino al momento in cui una serie di eventi drammatici ne travolge l’esistenza. Improvvisamente, misteriosamente Martina scompare. Di lei nessuno sa più niente, né i genitori che la cercano disperatamente, né il fidanzato, né gli amici e i compagni di Università, né il console a cui aveva chiesto aiuto. Sullo sfondo Buenos Aires, personaggio essa stessa, assiste agli orrori che i militari perpetrano silenziosamente, contraddittoria e indecifrabile perfino per chi ci è nato e cresciuto. Un puzzle che si compone di passioni mai sopite, imprevedibili coincidenze, sospetti mai confermati, fino allo sconvolgente, inatteso epilogo.
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Recensione a cura di Edoardo Todaro

“ Prima uccide­remo tutti i sovversivi; poi uccideremo i loro collaboratori; poi i loro simpatizzanti; poi chi rimarrà indifferente, e infine uccideremo gli indecisi,” affermava senza scomporsi il generale Iberico Saint-Jean, governatore militane della provincia di Buenos Aires.

Argentina anni ’70. Tre parole sufficienti ad introdurci in quanto ha scritto Silena Santoni. Il clima che si respirava in Argentina, le premesse che portarono nel 1976 all’ennesimo “ golpe “ portato avanti dai militari argentini, con il sostegno degli Stati Uniti. Militari che rimasero al potere per ben 7 anni. Tanto è stato scritto rispetto a quegli avvenimenti. Tanti gli scrittori argentini che si sono misurati con quanto era accaduto. La musica, certa musica , considerata pericolosa, offensiva e moralmente inadatta e di conseguenza vietata e messa al bando, e rimane Astor Piazzolla, rimane il tango che si impara per strada, in ogni angolo della città. I professori universitari che vengono sostituiti in quanto non affidabili nell’insegnamento, le ford falcon senza targa  che ti aspettano sotto casa, con gli uomini dagli occhi di ghiaccio pronti a farti sparire, torturatori ben  addestrati per portare avanti  il proprio compito. Sanno fermarsi subito prima che il torturato muoia, ma che razza di uomini sono questi che godono nel far soffrire dei loro simili; dittatori che ritengono di possedere un poter perverso, il potere di disporre a proprio piacimento di qualcuno. E che ritengono la vittima un nemico della patria, un cancro da estirpare, un male assoluto. Interessante è da parte dell’autrice, il prendere in considerazione un aspetto sul quale in tanti continuano ad interrogarsi, sulla dittatura in Argentina ma non solo: come è stato possibile che tutto ciò sia potuto accadere e tutti hanno chiuso gli occhi di fronte alla realtà? Come può avvenire la rimozione? Come è stato possibile non accorgersi? La nostra attenzione è inevitabilmente catturata dalla descrizione di Buenos Aires tra vicoli malfamati, il BARRIO e la BOCA,  un labirinto di viuzze con perdigiorno e gente oziosa, la rivalità trasportata nel calcio ma derivata da ben altre motivazioni tra il BOCA JUNIOR ed il RIVER PLATE, ma soprattutto l’ansia, la paura, l’orrore, vivere senza più diritti, dove l’imperativo categorico per chi gestisce il potere è l’ostentazione della ricchezza, l’arroganza dello star bene. L’ubriacatura per i mondiali e le canzoni di Mercedes Sosa e poi  i militari che diventano miracolosamente padri, grazie ai nati sottratti alle madri naturali, i voli della morte;  la resistenza e la reazione delle madri, le pazze con il riferimento che le contraddistingue: “aparicion con vida = vivi li avete presi , vivi li rivogliamo. Ed arriviamo all’oggi ed al lascito della dittatura: ai cartoneros, la crisi economica che si fa sentire. E quando pensi di aver letto un libro sulla dittatura in Argentina, arrivato pressoché alla fine, pag 323, capisci che invece sei in un vero e proprio noir: un finale che non ti aspetti e che dietro la storia nefasta dell’Argentina degli anni ’70 si cela un vero e proprio noir . Si può solo ringraziare Silena Santoni che ha coniugato pagine di storia ,”  sulle quali non si può togliere i segnalibro “ ed un noir all’altezza del genere.

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