Ci sono romanzi che, pur rientrando sotto l’ombrello e la definizione di un genere, in realtà ne mischiano diversi altri. A volte la fusione funziona, a volte si crea una disarmonia di sapori che lasciano nella bocca del lettore un gusto amaro. Non è il caso di questo romanzo, in cui il mistero di una scomparsa, l’avventura picaresca in Sudamerica e la travolgente forza dell’amore danno vita a un risultato superiore alla somma delle parti. La cieca ossessione di Tomas Bucci nel cercare di ritrovare Bianca, da lui creduta viva contro (quasi) ogni evidenza, ricorda quella di John “Scottie” Ferguson, protagonista del capolavoro Vertigo, nel cercare di ricreare in Judy la defunta Madeleine, senza rendersi conto della rete di inganni in cui si è trovato invischiato. Non mancano personaggi potenti come una giovanissima, bellissima prostituta e capitoli quasi alla Garcia Marquez, come l’amplesso con la bruja, la strega, in cui riaffiora un sentore di realismo magico caraibico. Aggrappati a un cellulare che suona quando non dovrebbe suonare, con tutta la disperazione della canzone di Patty Pravo che dà il titolo al libro, scopriremo il segreto di questa sparizione solo nelle ultime pagine.
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