La figlia
Paolo Saliani è un avvocato d’affari di grido, a Milano. Ma un rapido susseguirsi di eventi dolorosi lo conduce alla depressione. Così decide di dare una drastica svolta alla propria esistenza. Ritorna a vivere nella sua città natale, Bari, dove avvia una nuova attività professionale da avvocato penalista, come era nelle sue intenzioni di liceale e nei desideri di suo padre, commissario di polizia, morto senza che si fosse stabilito tra loro un vero rapporto affettivo da adulti. Paolo, nonostante le frequenti crisi emotive, riesce ad affermarsi nella nuova veste di penalista ed è a lui che si rivolge un frivolo professionista di paese, accusato di un delitto efferato. Il magistrato pensa a un ennesimo caso di femminicidio e, confortato da elementi indiziari, ne ordina l’arresto ma Paolo, convinto della sua innocenza, si lancia a testa bassa nel tentativo di scoprire il vero assassino. Perché certo che l’accusato non possa reggere la carcerazione per tutto il tempo del processo e poi perché teme che l’assassino uccida ancora. Questa inconsueta decisione viene appoggiata da un enigmatico personaggio, un anziano ufficiale dei Servizi a riposo, che conosceva e stimava il defunto commissario Saliani. Al tempo stesso, Paolo si apre a una nuova situazione sentimentale con una donna bella e innamorata, storia che allenta la morsa della depressione. Per indagare, Paolo si muoverà in un ambiente dove – dietro le apparenze – si agitano odi e vendette, ipocrisie e compromessi. Tra fortune accumulate illecitamente, gravi soprusi, pettegolezzi, omertà, perbenismo e depravazione, emergerà il meccanismo che ha generato il delitto e gli altri che seguiranno. E che si rivolgerà contro lo stesso Saliani, fino al rischio della vita.
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Recensione a cura di Manuela Biondi

Perché il colore esiste se lo si vuol vedere. Altrimenti non c’è.

Con una forma raffinata, da esperto d’arte, ma minimalista, adatta alle esigenze del mondo odierno, sempre di fretta, La figlia di Giuseppe Scaglione si apre e si chiude con un sogno, dove passato e presente sono legati da un filo resistente al tempo e agli eventi, perché lo stesso passato condiziona in modo profondo il presente. È per questo che il protagonista, Paolo Saliani, noto avvocato di grido, lascia il suo presente a Milano, per ritornare alle origini pugliesi, a Niso, paese inventato, ma del tutto credibile, della provincia barese e scopre come il passato possa condizionare il presente e fondersi con esso.

La narrazione prende l’avvio dallo scontro fra una società e un sistema di valori antichi, basati sull’onestà e sulla solidarietà, e una realtà moderna, caratterizzata invece da maldicenze, falso perbenismo e depravazione.

Il male si palesa con l’uccisione di una povera ragazza, Mirella, che diventa il simbolo della crisi dei giovani, che tentano un riscatto sociale non spinti da una forza costruttrice, quanto piuttosto dalla resa alle convenzioni e al conformismo. L’attaccamento alla “roba”, di chiara matrice verghiana, porta alla morte Mirella e condiziona le vite di gran parte dei protagonisti del romanzo, che diventa così presentazione feroce di una società malvagia e falsa. È malato anche il rapporto fra padri e figli/e, che risulta essere l’altro elemento caratteristico del romanzo, visto che è il motivo dell’omicidio e anche delle insicurezze del protagonista, che non a caso non è riuscito a diventare padre, per rimanere in eterno figlio.

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