Recensione a cura di Dario Brunetti
L’infiltrazione di risorse appartenenti alla ’ndragheta fanno capolino nell’estremo ponente ligure dove un capitano di carabinieri, Roberto Martielli, viene trasferito ad Imperia e coadiuvato dalla sua compagna di vita, il sostituto procuratore antimafia Viviana Croce, sarà costretto a dare la lotta a questa potente organizzazione criminale.
In precedenza il capitano Martielli era uscito dal coma dopo un terribile agguato ai suoi danni che aveva visto la morte del suo collega. Precauzionalmente, una volta ristabilitosi definitivamente, gli viene comunicato dai suoi superiori di lasciare Gioia Tauro per trasferirsi ad Imperia.
La vicenda si snoda in città belle e clamorosamente dannate come Gioia Tauro, Imperia, Sanremo e Ventimiglia, ed è proprio in quest’ultima città dove confluiscono diverse forme di racket: prostituzione, usura e droga.
Il venditore di bibite è un vero noir d’inchiesta, genere atipico agli occhi dei lettori, ma questo filone narrativo si rivela del tutto efficace per la sua fluidità, per la sua immediatezza, nel modo in cui vengono condotte le indagini dai cosiddetti “ buoni” e per come vengono messe in evidenza le collusioni di quella che dovrebbe essere la parte sana del paese ed invece non lo è; come la politica che si piega al potere mafioso, un’organizzazione criminale quella gestita da un gruppo di calabresi che va da Giuseppe Minasi, detto il venditore di bibite candidato a sindaco e sponsorizzato fortemente dai suoi amici ‘ndraghetisti Don Mimmo e suo nipote Salvo, sino all’avvocato Tripaldi, vero uomo di fiducia della potente cosca.
L’autore dà al romanzo una chiave di lettura quasi da reportage, un nucleo investigativo che, per dare scacco all’organizzazione, si avvale dei suoi potenti mezzi, come le intercettazioni ambientali e telefoniche, metodi che favoriscono le indagini e permettono di portarle a termine con successo.
Uno spaccato veritiero e all’ordine del giorno quello raccontato da Maccapani, per una Mafia ormai ramificata nel Nord Italia mentre la nostra società rimane passiva e indifferente.
I protagonisti (i cosiddetti buoni) non vengono messi molto in risalto, bensì, secondo me, poco descritti, ma siamo in un noir di inchiesta e forse non c’è spazio per i“sentimenti”, eppure sono uno stato di necessità visto che il Capitano Martielli e il sostituto procuratore Viviana Croce non sono solo colleghi di lavoro ma anche compagni di vita, uniti da un legame indissolubile che li rende sempre più forti nonostante le avversità.
Chissà se nel prossimo romanzo avremo modo di conoscere meglio i personaggi? Penso che l’autore ce ne darà occasione, per ora godiamoci questa sorprendente e avvincente lettura!!!