L’inverno della fame – Harald Gilbers
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L’inverno della fame – Harald Gilbers

Trama


È il 1947 e il commissario Oppenheimer viene chiamato sulla scena di un crimine nel bel mezzo dell’inverno berlinese. Apparentemente non c’è molto su cui indagare: il morto è un ladro sorpreso a rubare dal suo padrone. Un banale caso di legittima difesa. Ma Oppenheimer ha dei dubbi che vengono rapidamente confermati quando il suo collega Billhardt scompare senza lasciare traccia. Il commissario si rende conto di essersi avventurato in un labirinto di tradimenti e inganni. Ma questo non lo ferma e continuando a indagare scopre che la cospirazione arriva fino agli alti ranghi del dipartimento di investigazione criminale…

Recensione a cura di Todaro Edoardo

Leggendo questo noir, la prima cosa che è necessario fare è ringraziare la casa editrice EMONS, che attraverso la collana “ gialli tedeschi “ pubblica autori tedeschi che si cimentano con vera bravura su questioni storiche di approccio non facile per chi non è abituato nè  alla lettura né alla storia, storia  che ha segnato, in modo indelebile, lo scorso secolo. E’ sufficiente scorrere il catalogo per capire che l’elemento che contraddistingue la scelta della EMONS è: il conoscere ed il capire. Da Friederich Ani a Simone Buchholz, solo per citarne due tra gli altri. In questo caso ci troviamo con Gilbers che accuratamente unisce una piacevolissima ed accurata trama a delle vere e proprie pagine di storia. Il sottotitolo dell’edizione italiana “ ….. i fuggitivi del Reich “ incute curiosità a chi non conosce gli avvenimenti descritti ma allo stesso tempo rivela qualcosa a chi invece, ne è a conoscenza. Questo noir ci porta a conoscere Berlino  uscita dalla fine del secondo conflitto mondiale; Berlino divisa in 4 settori sotto controllo delle potenze vincitrici e con una reciproca, ardua e complicata convivenza e con zone interdette agli uni o agli altri, divisioni che si ripercuotono, ovviamente,  anche tra le file dei funzionari addetti alla sicurezza e …. addirittura nelle monete, segnali stampati sulle banconote per distinguere l’appartenenza ad una zona o ad un’altra e nella toponomastica che varia a seconda della zona in cui si vive. Siamo nel novembre del ’47 ed impera il razionamento, delle sigarette e del cibo,  quest’ultimo prima di tutto; dove più di una famiglia, data la scarsità di alloggi abitabili, vive sotto uno stesso tetto; dove la rimozione delle macerie procede con una lentezza estenuante; dove nei primi mesi successivi dalla fine della guerra personaggi decisamente ambigui, per i loro trascorsi,si rifanno una legittimità divenendo tutori dell’ordine vista la mancata rottura tra il periodo nazista e quello che sta venendo fuori e che vanno a comporre vere e proprie brigate in cambio dell’amnistia; dove i prezzi del mercato nero, divengono veri e propri indicatori finanziari, oscillano a seconda di una variabile: l’insicurezza del domani visto dovuta al fatto che viene data per imminente una prossima guerra, guerra  che risolverà, in un modo o in un altro, una  situazione di impasse, di equilibrio precario, con est ed ovest che portano avanti interessi e visioni del mondo contrapposti ed in contrasto,ed infatti  la comune lotta contro il nazismo è ormai passata in secondo piano lasciando il campo alle nuove contrapposizioni, alle divergenze politiche ed economiche ed  è sempre più evidente che l’unità tra gli occupanti è solo di facciata e che la divisione dovuta all’occupazione non potrà durare in eterno. Mercato nero reso florido anche grazie alla merce che scompare dagli uffici/stazioni di polizia per poi ricomparire e dove sia agenti di pattuglia che i loro superiori usano metodi illegali per arrotondare miseri stipendi facendo sì che l’equilibrio tra legalità ed il suo contrario si regga , non facilmente, su di un filo precario. Assistiamo con interesse a discussioni che si susseguono nei bar, alle fermate degli autobus, e non sono discussioni ne da “ bar sport”, ne da addetti ai lavori ma da chi vive sulla propria pelle una faticosa quotidianità  sugli sbocchi che possono nascere dalla situazione in atto; persone che comprendono la necessità che sia ricostruito un tessuto sociale dopo l’avvenuta distruzione economica e spirituale. Oltre al mercato nero, uno degli effetti collaterali che emergono dalla fine del conflitto bellico è che ancora centinaia di prigionieri non sono stati liberati e che il loro ritorno in patria diviene un problema verso quelle, molte, donne che hanno tentato di sopravvivere creandosi nuove affettività, e questo, non rilevando alcunché, sarà uno dei temi proposti da “ L’ inverno della fame”. Oltre alla questione relativa al ritorno in patria degli ex combattenti, in questo noir è centrale anche un altro aspetto della vita post bellica: il commercio delle false identità che avviene tramite i passaporti della Croce Rossa utili per essere contraffatti. Oppenheimer è un commissario che ha come riferimento, grazie al proprio bagaglio di esperienza, l’importanza data dalla prima impressione che emerge dalla scena del delitto visto che le possibilità di risolvere un caso diminuiscono se non si acquisiscono elementi determinanti nelle prime 24 h e che è totalmente disincantato rispetto alle prospettive futuro della città, che ha come riferimento un imperativo categorico: non fare promesse quando le indagini sono ancora ad uno stadio iniziale. Un commissario che privilegia dedicarsi alle indagini, omicidi e suicidi, più che alle scelte politiche anche di fronte ad una indagine apparentemente tranquilla. Apparentemente, perché può diventare pericoloso quando a forza di indagare si pesta i piedi a qualcuno di importante Un commissario che si interroga se i colpevoli dei crimini di guerra  sono ancora pericolosi o coscientemente sconfitti; dove sono e quanti sono; ma soprattutto sono ancora nazisti? Ed il veleno che si è introdotto, nei decenni passati, nella società può essere sparito totalmente? Visto che la sconfitta di Hitler non significa la sconfitta della sopraffazione  Oppenheimer lettore di Fontamara e del suo Silone,dato che il nazismo aveva messo in atto una vera e propria censura  verso la letteratura proveniente dall’estero ed orientata a mettere in cattiva luce i voleri di Hitler, con tantissimi classici messi all’indice. E’ a questo punto che entrano altri elementi importanti per la trama del libro e per la storia ad esso collegata: Peron, i nazisti in fuga verso il sud America, Argentina in questo caso; il Vaticano, che ne  agevola la fuga come un’arca di Noè ancora di salvataggio dal bolscevismo, e l’operazione Odessa; la competizione tra le potenze mondiali per appropriarsi delle “ menti “ naziste a vantaggio dei propri programmi nucleari e per le loro conoscenze, nefaste ma importanti, nel campo scientifico e repressivo. Una vera e propria immigrazione illegale di criminali di guerra. Riconfermando quanto detto all’inizio a proposito del lavoro portato avanti da EMONS, non possiamo che auspicarci che anche in Italia qualche casa editrice si assuma l’onere e l’onore di un compito simile: usare il noir per far conoscere e creare coscienza critica.

Dettagli

  • COPERTINA rigida: pagine 356
  • GENERE: noir
  • EDITORE: Emons: gialli tedeschi
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