La notte del gatto nero
È una vita come tante, quella del palermitano Giovanni Ribaudo: un lavoro dignitoso, una moglie, Vera, e un figlio, Salvatore, che frequenta l’ultimo anno delle superiori. Un ragazzo simile a molti altri, con un po’ di sogni per la testa e qualche piccolo segreto. Ma una notte la paura che è di ogni genitore diventa realtà: una telefonata sveglia di soprassalto i Ribaudo, una sconosciuta cerca Salvatore con voce agitata. Salvatore però non è rientrato. La mattina, dopo angosciose ricerche, Giovanni scopre che suo figlio è stato arrestato: un reato grave, un’accusa incomprensibile. E per quest’uomo, che ha sempre creduto a parole come onestà, giustizia, serietà, e ha cercato di viverle, inizia un incubo, nel qualeprecipita tutta la sua famiglia. Schiacciato negli affetti, assurdamente e crudelmente privato di un figlio, si trova a dover combattere una battaglia personale contro un muro di indifferenza, di arroganza, di corruzione: una macchina capace di stritolare chiunque, che lo porterà lontano, molto lontano dalla persona che era… Una storia di sopraffazione e una requisitoria morale che investe un mondo intero.
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Il commissario Gialloecucina (GC) entrò nella stanza dei colloqui. Ad attenderlo c’era lo scrittore Antonio Pagliaro, visibilmente preoccupato, inconsapevole delle ragioni per cui era stato coattamente condotto li.

«Si metta seduto Pagliaro» esordì il commissario.

«Preferisco stare in piedi» rispose«Almeno fino a quando non mi spiega il motivo per cui sono qui».

Il commissario GC non attese neanche la conclusione della frase.  Si avventò sul suo interlocutore e lo colpì con tutte le sue forze con un pugno diretto alla bocca dello stomaco, lasciandolo senza fiato.

«Come si sente? Come si sente adesso?» gli urlò in faccia, tenedolo per i capelli. «Me lo dice come si sente adesso oppure non ha la forza? Non trova le parole adatte, scrittore? Si metta seduto!» gli disse, scaraventandolo sulla sedia. «Che cosa crede lei, di essere l’unico a poter maltrattare i suoi personaggi? Pensa forse che io, da lettore del suo romanzo La notte del gatto nero, ho dovuto soffrire assieme a Gianni inerme, senza poterlo aiutare, senza poterlo sostenere? Lei ritiene che sia corretto far sprofondare il suo protagonista in un vortice di situazioni di quel genere, senza mai dargli un attimo di respiro? Io sono stato male, lo sa? Io ho sofferto assieme a lui, ho vissuto lo sconforto come non mai. Meritavo questo? Lo meritava Gianni?».

Pagliaro lo guardava attonito. Non riusciva a credere che la situazione che stava vivendo, fosse reale.

«Io voglio che lei soffra, almeno quanto ho fatto io immedesimandomi nel suo protagonista. Che cosa le ha fatto quell’uomo?».

«E’ solo un personaggio della mia fantasia» riuscì a replicare Pagliaro con un fil di voce. «Io non pensavo..»

«Invece deve pensare! Lei ha una responsabilità nei confronti dei suoi personaggi e dei suoi lettori! In nome di cosa crede sia giusto aver portato oltre il limite la vita di Gianni?».

«Della Giustizia».

«Non dica scemenze! Lei la giustizia l’ha violentata nel suo romanzo, così come ha cercato di violentare me, i miei sentimenti, i miei ideali! Lei mi ha fatto piangere Pagliaro, lacrime di rabbia. Mi ha costretto a vivere una situazione paradossale, in cui le vie di uscita non facevano altro che chiudersi. Con quale faccia viene a parlarmi di giustizia?»

«Io non le sto parlando di giustizia, ma di Giustizia! Capisce la differenza? Io ho voluto far vivere ai miei lettori la sensazione di impotenza che un uomo comune può provare da un giorno all’altro, senza sapere perchè, trovadosi con un pugno di mosche in mano, sgretolando le certezze accumulate in una vita, insegnate dai genitori o dalle istituzioni. Ho solamente cercato di porre lei e i miei lettori di fronte ad una situazione paradossale, è vero, ma verosimile. Volevo costringervi ad andare avanti, a non perdere mai la fiducia, a ricercare ovunque gli elementi per portare alla luce la verità e ad avere Giustizia».

«Non è questo il modo! Lei doveva cercare un’altra situazione, un’altra vicenda.  Ha esagerato!».

«Veramente, io credo che sia lei che stia esagerando. Ho solo raccontato una storia, forte, ma pur sempre una storia. Volevo suscitare emozioni, questo è il mio lavoro, quello di ogni scrittore. Il libro finisce e con lui quello che ha generato. Le rimarrà solo un vago ricordo nei prossimi anni, a meno che lei non voglia rileggerlo!».

«Il problema è che lei ci è riuscito, non tutti sono in grado di fare la stessa cosa.  Avevo intenzione di dirglielo, ma alla sua maniera. Il suo romanzo mi ha fatto male. Tuttavia gliene sono grato. Volevo restituirle il favore. Adesso sto meglio, mi sento più leggero. D’altronde anche lei sta bene. Ha sofferto del mio colpo, ma adesso è già tutto passato. Le rimarrà solo il ricordo di questo incontro. Come ha detto lei prima, chiuso il romanzo le emozioni rimangono intrappolate lì dentro, fin tanto che qualcuno non andrà a riaprirlo. Siamo pari dunque. Le offro una birra. Andiamo?».

«D’accordo. Mi promette però che se lo rilegge, non mi convoca più qui?» chiese Pagliaro alzando lo sguardo in direzione del suo interlocutore.

«Non lo so» gli rispose il commissario GC, sorridendo.

Dettagli :

  • Brossura: 206 pagine
  • Editore: Guanda (17 maggio 2012)
  • Collana: Narratori della Fenice
  • Lingua: Italiano
  • ISBN-10:
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