Nero di Siena
Malapolitica, mafia, traffico di droga e massoneria. Un verminaio dentro cui convivono interessi, vizi privati, segreti tenuti nascosti da decenni. Questo l’universo marcio e corrotto fino al midollo che Lorenzo Brandi, vicequestore della Polizia di Stato, scopre a Siena, la città del Palio, del Panforte e del Monte dei Paschi, ora scenario del duplice ed efferato omicidio di un famoso e ricco banchiere e di sua moglie. Trasferito da Catania in Toscana con la speranza di dimenticare i turbolenti anni trascorsi in Sicilia a combattere mafia e poteri forti, Brandi, poliziotto affascinante ma spigoloso e scomodo, si ritrova a gestire una indagine difficile e complicata a causa dell’identità delle vittime, tra i personaggi più in vista della città, e a scontrarsi con l’ottusa omertà di chi sa ma non parla per paura o per convenienza. Con il trascorrere del tempo, l’indagine si trasforma in un gioco di specchi che coinvolge sempre più Brandi andando a toccare il suo passato e a incidere sul suo turbolento presente.
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C’è veramente tanta carne al fuoco in questo romanzo di Mario Falcone e difficilmente il lettore si annoierà durante la lettura della gesta del vicequestore Lorenzo Brandi che, al di là della vicenda delittuosa che fa da sfondo, personalmente reputo il vero centro nevralgico della storia narrata in questo Nero di Siena.

La personalità, l’intera vita di Brandi sono descritte in maniera più che dettagliata e ci accompagnano fino alla fine della storia; il suo passato, la sua esistenza fatta di molteplici vicende professionali e personali, inevitabilmente, finiscono per sovrapporsi e creano la storia di un uomo fondamentalmente retto e giusto ma non esente da “peccato”… che costituirà anche il suo fardello, talmente pesante, da rendergli le notti quasi sempre insonni.

L’evolversi della trama, il susseguirsi di colpi di scena, gli intrighi, i poteri occulti (anche tra le fila dei tutori dell’ordine…) e i numerosi cadaveri seminati ad arte lungo il percorso, mi hanno riportato indietro nel tempo, quando non vedevo l’ora di godermi in TV le vicende della fortunata serie “La Piovra”; le atmosfere sono quelle e sono riportate magistralmente dall’autore.

La trama avvincente è poi supportata da un buon stile di scrittura molto lineare e descrittivo che agevola il lettore e lo rende veramente partecipe del tutto, al punto da somatizzare situazioni e stati d’animo di Brandi, la cui vita verrà messa duramente alla prova.

L’unico appunto che mi sento di fare è che forse la risoluzione della trama “poliziesca” è stata lasciata un pochino troppo “al caso”; l’autore più volte sottolinea come Brandi e il suo team si trovino sostanzialmente alla deriva, senza sbocchi, nella risoluzione del duplice omicidio e sembra quasi che la soluzione finale sia quasi portata su un piatto d’argento da un fortuito inanellarsi di fortunati eventi e non da un reale merito, risultato del lavoro di investigazione. Questa sensazione, del tutto personale, non va però ad intaccare la resa finale del libro che resta godibile dall’inizio alla fine anche perché, ripeto, la vicenda che fondamentalmente appassiona e trascina nella lettura è proprio quella di Lorenzo Brandi.

Mi sento sinceramente di consigliare questo libro a tutti coloro che hanno voglia di leggere un romanzo intenso e appassionante, personaggi e avvenimenti ricchi di pathos che sicuramente non vi lasceranno indifferenti.

Alla prossima!

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