RECENSIONE a cura di Edoardo Todaro
Di sicuro tutti, nessuno escluso, hanno di fronte un traguardo da raggiungere: la fine della propria attività lavorativa attraverso l’agognata pensione.” Quanto mi manca …..” è la domanda che viene ripetuta incessantemente fino a diventare un ritornello ossessivo. La pensione è un obiettivo che ogni qualvolta si avvicina, immancabilmente si allontana, vuoi per riorganizzazioni aziendali, vuoi per riforme governative, sta di fatto che il raggiungimento dell’agognato traguardo pare sempre più irraggiungibile. Scrivere questo è opportuno visto che Recami ci pone, con “ I killer non vanno in pensione “, proprio di fronte ad una delle riflessioni che sono l’aspetto quotidiano di ognuno di noi, anche di chi il lavoro non ce l’ha. Certo leggendo questo noir, perché non potrebbe essere definito diversamente, scorriamo pagine che sono luoghi comuni, argomenti da “ bar sport “; dal populismo di basso livello: farsi timbrare il cartellino che testimonia la tua presenza lavorativa e poi andare a svolgere altre attività necessarie alla quotidianità soggettiva, alla conseguente ispezione di controllo; l’assenteismo, la truffa …. una possibilità che, essendo dipendente, presso l’INPS è da mettere in conto, anzi e’ d’obbligo. E’ in questo contesto che abbiamo a che fare con Walter Lorenzin, dipendente INPS, soggiogato dagli altri dipendenti, ed appunto, gli altri, la “ banda dei quattro “. E’ un Lorenzin che non è solo soggiogato dall’arroganza, un vero e proprio mobbing, dei propri colleghi di lavoro, il paragone con Fracchia/Fantozzi ci sta tutto; ma anche all’interno del nucleo familiare con la moglie che gli rinfaccia di tutto: dal livello lavorativo che resta fermo; alle scelte, il pescare ad esempio, che il Lorenzin si da come forma anti stress, oppure che desidera ardentemente di sbarazzarsi di un marito divenuto sempre più ingombrante. Ma Lorenzin ha qualcosa di nascosto, dietro all’individuo represso, mobbizzato, si cela l’altra faccia della medaglia; un individuo che ha nell’impiego all’INPS il tenere nascosta l’attività più importante: il killer. Un killer che è a scadenza di una misteriosa agenzia. Ma come in altri noir, abbiamo a che fare con la città che fa da contesto alla trama. In questo caso ci troviamo a d avere a che fare con Treviso, ma soprattutto con un cambiamento climatico, e qui siamo all’oggi, che invece di essere caratterizzato dalla siccità, è segnato dalle inondazioni, fenomeni meteorologici fuori dalla normalità; dall’apocalisse, raccontata dalle omelie della cristianità ripetute all’infinito; omelie che scandiscono, giorno dopo giorno, il numero dei morti. Inondazioni che, tra l’altro, non sono che beneficio per gli appetiti imprenditoriali che l’auspicata ricostruzione porterà. L’oggi è anche descritto dalle mobilitazioni, populiste o meno, a difesa degli animali, i cani in questo caso La capacità di Recami sta nell’unire una miriade di personaggi; indicare il nesso che unisce tutti gli avvenimenti; nell’indagare, con la sua ironia, l’energia imprenditoriale del triangolo del Nord-est. Quindi non ci resta che la lettura di questo noir per affrontare pensieri che ci arrovellano l’esistenza dal cambiamento climatico alla fine del ciclo lavorativo. Buona ed allegra lettura.