“E da allora la vita continua.” Vi riporto l’ultima frase di questo libro, che lascia con un po’ di domande aperte. Ma partiamo dall’autore: Frédéric Dard (1921-2000), autore francese molto prolifico, scrisse innumerevoli commedie, libri e sceneggiature con il proprio nome e con moltissimi pseudonimi. Grazie alla collana Noir di Rizzoli, lo stiamo scoprendo anche in Italia. “I bastardi vanno all’inferno” nasce come opera teatrale, ne viene tratto un film e prima che il film esca, Dard riesce a pubblicare il romanzo. Strano percorso perché di solito partendo dal libro si arriva al cinema e al teatro. Si tratta di un libro molto originale perché non c’è investigazione, non ci sono domande, inchieste. Non sappiamo nemmeno esattamente quando accade la vicenda anche se è ipotizzabile che si svolga negli anni 50 del secolo scorso. C’è invece la vicenda di due uomini, Frank e Hal, che finiscono in carcere insieme. Un agente segreto, una spia. L’incarico dell’agente è di evadere con la spia. Leggendo impariamo a conoscere il carattere dei due reclusi, c’è un intrico psicologico molto fine. Può esserci amicizia fra due persone così diverse? Chi è chi? L’evasione costringerà i due a fidarsi l’uno dell’altro, a superare le difficoltà. Solo verso la fine del libro sapremo chi è l’agente segreto e chi la spia. Lettura veloce, scrittura asciutta, rude, scene violente descritte senza girarci attorno ma sempre utili nel racconto. Il racconto del carcere che abbruttisce tutti, prigionieri e guardie. Un libro che mi ha colpita e che mi ha riportato al bianco e nero con una piccola concessione al seppia delle vecchie fotografie.
Consigliato a chi conosce già Frédéric Dard, a chi ama i polar francesi, a chi ama i noir senza luogo e senza tempo a chi ama le vicende autoconclusive.