È Oriente
Dalle Alpi svizzere al Salento, da Vienna al Mar Nero, dalla crosta delle montagne alle pianure incise dal serpente del Danubio, un lungo viaggio, anzi una serie di viaggi, per imparare a guardare e a sentire la spalla orientale dell’Europa. Il volume raccoglie scritti editi e inediti del reporter italiano, in cui convivono gusto per il viaggio e per l’andare (attraversando paesaggi, incontrando uomini, sondando umori), la fascinazione del racconto e della parola.
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Un’altra piccola gemma tra le numerose opere di Paolo Rumiz, scrittore, giornalista, saggista e viaggiatore e un altro itinere percorso per annotare le esperienze che annota fedelmente nel suo taccuino che definirei più appropriatamente una sorta di diario di bordo “mi chiedo se il raccontare non nasca dall’andare”. Questo saggio che considero indissolubilmente connesso con l’altro suo romanzo, di cui consiglio la lettura “Trans Europa Express” , Rumiz ci descrive e ci fa vivere le sue esperienze di scrittore errante, parlandoci dell’Oriente che argomenta con fotogrammi narrativi del suo reportage la cui caratteristica è la lentezza del percorso affinché la descrizione assuma il ritmo dell’annotazione. Il suo Oriente inizia dopo Mestre e segue come virtuale linea di confine la dorsale Adriatico. Mare che sembra separato dalla storiografia del Mediterraneo ma che è stato teatro di vicende storiche uniche. Linea d’ombra in Europa col suo groviglio di etnie. Il suo Oriente che inappropriatamente si definisce con il monosillabo Est è stato terreno di scontro di due regimi totalitari (nazismo e comunismo) che hanno creato la mappa di un’altra geografia, fatta di decine di migliaia di vittime, muri, reticolati, capi di sterminio che hanno avuto a bersaglio etnie della c.d. Mitteleuropa che va dal Baltico ai Balcani lasciando ferite che non cicatrizzeranno. “E’ Oriente” racchiude un percorso che va dagli anni 90 ai primi del 2000 con la stessa descrizione lirica che caratterizza “Trans Europa Express”, l’altro saggio di cui consigliavo la lettura. Il reportage di cui consigliavo la lettura. L’opera è suddivisa in 6 capitoli in cui Rumiz riporta il suo percorso ed il mezzo utilizzato per il suo viaggio: In bicicletta con il figlio da Trieste a Vienna. Un percorso che trova come mezzo di trasporto il treno e lo porta da Trieste a Kiev. Ancora il treno che ha il ritmo dello scartamento di cui Rumiz non disdegna la lentezza perché prende il ritmo della descrizione da Trieste a Kiev e poi da Berlino ad Istambul. Poi il viaggio su di una chatta sul Danubio, il grande fiume teatro di guerre e trasmigrazioni. Di traffici leciti e loschi. Rumiz si dilunga sulla figura di Liuto il battelliere, un traghettatore che diviene protagonista di uno dei capitoli più belli. Seguono infine i due viaggi in Italia con auto o bicicletta. Il viaggio lento dà profondità e spessore alla lettura e permea la descrizione con particolari in cui nulla è lasciato all’immaginazione, ma acquista vita. “Chiedo gli orari dei treni e scopro che a est di Praga tutto diventa improbabile: tempi, regole, coincidenze, prenotazioni,” riporta Rumiz in uno dei suoi capitoli. “E’ Oriente” di cui è superfluo dire che ne consiglio la lettura per approfondire i vari accadimenti storici che hanno interessato questa parte di Europa e le popolazioni che sono state vittime e carnefici in guerre fratricide dalla Slovenia all’Ucraina “Un Oriente che si stende lento e maestoso, nel fragore di imperi e dittatori caduti. Un Oriente che fa parte ormai del nostro mondo, della nostra cultura, del nostro equilibrio”. Rumiz descrive nel suo diario di bordo, riportando fedelmente ogni particolare, in cui ad eventi storici fanno da corredo e completamento paesaggi e personaggi in cui il suo percorso lento descrive e ci trasmette suscitando le sue stesse emozioni. Mi sembra quasi superfluo consigliarne la lettura dopo ciò di cui ho offerto uno spunto, una sintesi di cui non ho tema di considerarlo uno dei suoi migliori scritti.

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