Erano gli anni ’70, epoca d’oro del cinema ‘di genere’ italiano tra thriller all’italiana, commedie sexy, spaghetti western e ‘poliziotteschi’ per non parlare dei peplum o dei film di guerra; erano film che andavano fortissimo al botteghino, segno del grande apprezzamento della gente comune ma che venivano quasi sistematicamente stroncati dalla critica che preferiva il cinema ‘impegnato’ e neorealista (che proprio con gli incassi di quei film ‘poveri’ venivano finanziati).
Erano gli anni in cui le rapine in banca e i rapimenti erano all’ordine del giorno e avevano vita facile mancando gli accorgimenti tecnologici attuali in fatto di sicurezza; ecco allora che questo momento particolare dell’Italia divenne terreno fertile per il proliferare di film polizieschi ad alto tasso di violenza ed azione con protagoniste città come Milano, Genova, Torino e poi Roma e Napoli che divennero tutte ‘… a mano armata’.
Questo libro, come indica anche il titolo è dedicato a uno dei più riusciti esempi di ‘poliziesco all’italiana’ (anche se, ad onor del vero, lo stesso regista Umberto Lenzi lo ha definito più un noir) e cioè: Milano odia. La polizia non può sparare, con protagonista un grande villain interpretato magistralmente da Tomas Milian, fronteggiato dal poliziotto di turno a cui ha dato il suo volto granitico l’attore Henry Silva (qui in una delle sue rare interpretazioni dalla parte della legge).
Un’opera questa di Paolo Spagnuolo veramente notevole sotto ogni profilo e dove traspare la grandissima passione per la materia trattata; la qualità del libro, per chi ama il genere di film trattato, è subito sotto gli occhi non appena lo si inizia a sfogliare! A corredo delle testimonianze di attori, regista, produttore ecc. possiamo trovare tutta una serie di immagini, documenti e aneddoti che fanno di questo volume una vera chicca e una gioia per gli occhi.
È un libro che ho letto dalla prima all’ultima nota a margine, avidamente ma centellinando ogni pagina, cercando di ritardare il più possibile la conclusione della lettura; ancora adesso mi ritrovo a sfogliarlo perdendomi tra le splendide immagini d’epoca, tra le locandine e le ‘fotobuste’, tra i ritagli di giornale e i documenti relativi a contratti e incassi del film. Tutto semplicemente fantastico!
Oggi, com’è normale che sia quel genere di film, non ha più ragione di esistere perché i tempi sono cambiati, il pregio di un’operazione editoriale come questa di Milano odia… è proprio quella di portarci indietro nel tempo facendoci tornare la voglia di scoprire una manciata di film di culto realizzati in tempi in cui ‘la polizia aveva le mani legate’ e a farla da padrone erano quelli della ‘Calibro 9’.
Alla prossima!