Dove crollano i sogni
Dalla periferia della Certosa il mare non si vede. Lì la gente tira a campare tra i capannoni dismessi della vecchia Genova operaia che ora non c’è più, all’ombra del grande ponte autostradale su cui s’infrange ogni occasione di riscatto. A Certosa non c’è nessun posto al sole per la diciassettenne Blondi che abita in un buco d’appartamento insieme alla madre, single trasandata che quando non lavora come infermiera in un ospizio, trascorre le serate a bere. L’esistenza della ragazza è tutta lì, inchiodata all’asfalto, tra le panchine dei giardinetti e il bar di Carmine, ritrovo degli ultras della Sampdoria, a bere e fumare con improbabili amici. Blondi ha una storia con il bello e inconcludente Cris, che sogna di comprarsi una moto e intanto passa da una canna a un “tirello” di ero. Lei, di sogni, ne ha altri. Vuole fuggire in Costa Rica per ricominciare. Servono i soldi, però. E l’occasione giusta. Gli scrupoli, invece, si dimenticano in fretta quando si è disposti a tutto – ma proprio a tutto – pur di scappare. Bruno Morchio riporta il noir nei sobborghi del Nord Italia, nelle strade dannate di quel Sud del Nord di cui Genova è la capitale. Con una lingua cruda e nuda stila la confessione in prima persona di un’umanità senza innocenza e senza speranza, per la quale nessun assalto al cielo è più possibile, e il vivere è come terra che trema, e frana, sotto i piedi. 
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Un libro decisamente interessante questo di Bruno Morchio. Ci troviamo a Genova, ma probabilmente quanto leggiamo potrebbe svolgersi in qualunque altra città italiana.

Centrale è la periferia, la periferia con i suoi problemi, con i quali i giovani non si rassegnano a conviverci. C’è un desiderio che, spesso, accomuna chi vive nelle periferie: portare a compimento il sogno per eccellenza. Perché non avere sogni trasforma la vita in una salita. E quindi il sogno è fuggire. Fuggire da una realtà immodificabile. Scappare da un futuro già scritto. La meta che si pone la protagonista, Blondi,che pianifica il tutto, è trasferirsi in Costa Rica alla ricerca della felicità ….. a qualunque costo. Non è possibile portare avanti la propria quotidianità tra palazzi popolari costruiti prima della guerra e che oggi  cadono a pezzi e fabbriche dismesse; dove mettere assieme il pranzo con la cena vuol dire avere come menu fisso pane e rassegnazione. I giovani della periferia genovese trascinano le proprie giornate, nonostante la fatica nel “ tirare avanti “, al bar di quartiere, riferimento degli ultra sampdoriani, nonostante tutto intorno sia triste e squallido. Giovani che non vogliono ripercorrere le orme dei padri, non regalare il meglio della propria vita sull’altare di una produzione che mette al primo posto la fabbrica …. fabbrica che oggi ha lasciato il posto ad una cattedrale nel deserto. Una periferia  impersonificata in modo realistico dalla figura della madre di Blondi. Arranca la madre, arranca la periferia. Ed il rapporto madre/figlia sta al rapporto Blondi/periferia un rapporto di amore/odio. Nella periferia di Genova non si uccide per denaro ma per la speranza di una rinascita, si uccide per l’agognata libertà. Il dilemma che arrovella Blondi è accettare una normalità fatta di lavoro, orari regolari, onesto stipendio, solida famiglia oppure realizzare il sogno anche, perché no, con imbrogli e menzogne. Morchio ci regala un finale totalmente imprevisto ed inaspettato ma che sta alla perfezione nella trama letta.

DETTAGLI:

  • COPERTINA FLESSIBILE : 233 pagine
  • GENERE: noir
  • EDITORE: Rizzoli
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