Vi ricordate How I met you Mother? Quella divertente serie tv dal finale universalmente disprezzato, ma fin lì decisamente divertente? Bene: una delle protagoniste, Robin, ha un passato come popstar adolescente. Col nome d’arte di Robin Sparkle realizza dei video nello spirito degli anni 80, coloratissimi, spensierati, stupidotti, con robottini simpatici e ragazze che ballano felici in un centro commerciale. Amatissima da tutti, a un certo punto della sua carriera decide di svoltare: diventa Robin Daggers, i suoi video diventano dark, in bianco e nero, tristissimi, con anziani seminudi inquietanti e sonorità tra il grunge e Alanis Morisette. Lo shock tra i fan è enorme.
Bene: in una notte qualunque dei primi anni Novanta, noi ventenni dell’epoca abbiamo assistito allo spartiacque. Qualcuno ricorda la prima volta che ha acceso MTV e ha visto il video di Smell Like Teen Spirit? Io sì, e, beh, ve lo dico: è cambiato tutto. Gli anni Ottanta, i video supercolorati, le giacche con le spalline, le frange laccate, l’hair metal, sono morti in quel momento. Erano arrivati i Nirvana, era arrivato il grunge, finalmente iniziavano i veri anni Novanta.
Il 20 novembre 1991 i Nirvana vengono a suonare al Kriptonight di Baricella, un comune di settemila abitanti in provincia di Bologna. Il locale contiene cinquecento persone, ma per una oscura band di Aberdeen che ha fatto uscire solo un disco passato inosservato dalle nostre parti, Bleach, bastano e avanzano. Ma poco prima del concerto esce Nevermind, ed ecco che il piccolo Kriptonight entra nella leggenda, tra gente assiepata alle porte del locale, punk che sfondano per entrare, e il trio si esibisce in un caos leggendario.
Kurt Cobain diventa un Gesù pagano, per l’immagine, per la sofferenza nella voce e nei testi, per l’aura da martire che in qualche modo già sembra accompagnarlo.
Il suo destino pare in qualche modo segnato. Corteggia la morte già dopo un concerto a Roma nel febbraio del ’94, quando sopravvive a un’overdose per il classico rotto della cuffia. È solo il prologo di quello che accadrà di lì a poco.
Già, perché Kurt Cobain il 5 aprile del 1994 ha ventisette anni. Ricordate il club dei 27? Jim Morrison, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Robert Johnson, Brian Jones…. E drammaticamente, in questo club maledetto, ci entra.
Il 5 aprile Kurt Cobain scompare. Viene ritrovato solo l’8 aprile nella soffitta della sua villa, accanto a un fucile, ad alcune dosi di eroina, e a una lettera d’addio in cui cita la celebre frase di una canzone di Neil Young, quella che dice “è meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente”.
Suicidio, è ovvio, no? Nella lettera descrive la sua attività di cantante come qualcosa che si è trasformato in un cartellino da timbrare. Così, è ovvio, si è chiuso in soffitta, si è fatto l’ultima dose e poi si è sparato.
Ma è andata così?
Tom Grant, ex sceriffo e investigatore privato assunto da Courtney Love, la vedova di Kurt, per indagare sul caso, solleva una marea di dubbi.
Nel sangue di Kurt vengono trovati 225 milligrammi di eroina e valium. Una quantità che corrisponde al triplo di una dose letale. Com’era riuscito a sopravvivere, il cantante, senza andare subito in overdose? Come aveva trovato la forza di spararsi, in quella condizione?
Poi: sul fucile e sulla penna usata per scrivere la lettera d’addio, le impronte di Kurt non sono chiare. Sembra che siano state in parte cancellate. Chi è stato?
E a proposito della lettera. In gran parte sembrava alludere un addio alla musica, non a un congedo dalla vita. Nelle righe finali il tono cambiava, Kurt salutava la moglie e la figlia Frances, ma la grafia pareva differente.
Quindi Kurt è stato ucciso? E da chi?
Courtney Love? Forse Kurt voleva divorziare. Aveva già provato a ucciderlo a Roma, quando aveva parlato di un biglietto in cui Cobain parlava di suicidio, biglietto sparito nel nulla?
O forse l’assassino è Eldon Hoke detto El Duce, leader dei Mentors, punk band di Seattle?
L’11 aprile 1997, Hoke ha dichiarato che Courtney Love gli aveva offerto cinquantamila dollari per uccidere il marito. “Sono pronto a sottopormi alla macchina della verità”, ha aggiunto. Dicendo anche di aver girato l’incarico a un tale Allen Wrench, musicista esperto di arti marziali.
El Duce non ha fatto in tempo a sottoporsi alla macchina della verità: il 19 aprile di quell’anno è finito sotto un treno.
Un certo Alden Brent ha dichiarato di essere lui ad averlo spinto sotto le rotaie, nonché di essere il verso assassino di Kurt Cobain.
Mitomanie? Storie inventate e fatte circolare per pubblicità?
A oggi, quello di Kurt Cobain è ufficialmente un suicidio.
Sapremo mai la verità?
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