Sono una bevitrice di caffè, buono, altrimenti preferisco lasciar perdere. Questa puntata ricalcando la precedente sul tè, si dilungherà sull’identikit e sulle curiosità. Come già scritto nella puntata riguardante il tè, anche per la squadra caffè c’è l’imbarazzo della scelta, sono moltissimi i personaggi letterari bevitori di caffè, ne parlerò in altri pezzi, alternandoli a bevande diverse.
IDENTIKIT DELLA BEVANDA:
La pianta del caffè appartiene al genere Coffea, della famiglia delle Rubiacee. I semi della pianta, tostati e macinati ci permettono di bere la bevanda più conosciuta e consumata al mondo. Non si sa esattamente da dove abbia origine il caffè, di certo c’è che si sia diffuso prima nel mondo arabo per poi diffondersi in Europa. La parola caffè deriva dalla parola araba “qahwa“, si passò alla parola turca “qahvè”, che in italiano divenne “caffè”. La parola potrebbe però avere anche origine dalla regione di Caffa, (Etiopia sud-occidentale) dove si coltiva la pianta del caffè. Inizialmente la bevanda venne denominata “vino d’Arabia”. A Venezia l’onore di aver le prime botteghe del caffè, che comparvero dopo la metà del 1600. Il caffè si era già diffuso anche in Inghilterra e in Francia. Nel Settecento in ogni città europea c’era almeno una bottega del caffè dove poter sorbire la bevanda. Dai semi della pianta, che vengono tostati e macinati si ottiene una polvere che opportunamente miscelata all’acqua ci dona la bevanda. Le specie che fanno parte del genere Coffea superano il centinaio, da un punto di vista commerciale vengono proposte due tipologie: l’arabica e la robusta. Il caffè è una delle merci più scambiate al mondo. Secondo l’ICO (International Coffee Organization, i maggiori produttori di caffè sono: Brasile, Vietnam, Colombia, Indonesia, seguiti da altri Paesi. Ogni caffè è unico come per altri prodotti sono il territorio, la composizione del terreno, l’altitudine, il clima che definiscono le qualità organolettiche del raccolto. Una parte importante per l’aroma del caffè è dato dalla tostatura dei chicchi, la “tostatura italiana” prevede chicchi molto tostati, che si presentano con un colore marrone scuro dall’aspetto oleoso. Di gusto amaro e dolciastro nel finale è lo stile di tostatura che più si adatta al caffè espresso. Esiste anche la tostatura napoletana che è nata per la percolazione nella cuccumella, il colore dei chicchi è leggermente più chiaro rispetto alla tostatura italiana.
Il PERSONAGGIO
Per la squadra del caffè il capitano non può che essere Sarti Antonio personaggio uscito dalla penna di Loriano Macchiavelli, fra le tante caratteristiche di Sarti, quella del suo amore per il caffè è stata per me, un punto a suo favore. Il Sarti pensiero: “ Il mio unico vero vizio è invece il caffè: non fumo, non bevo se non nelle grandi occasioni, non mi faccio né di droga né di psicofarmaci (e sì che ne avrei bisogno) … Ma sul caffè non transigo: e il fatto di berne in quantità industriali (anche di sera, perché a me non ci crederete, concilia il sonno) non significa che il mio palato non sappia distinguere un nettare da una ciofeca. … “Il migliore in assoluto è quello che mi faccio in casa con una miscela particolare”… “Un caffè troppo bollente, tiepido o freddo è un insulto all’intelligenza; chi parla mentre lo beve è come se bestemmiasse durante la messa.”… e ancora molto altro in ogni avventura di Sarti Antonio, c’è un pensiero, una frase, un rimando al caffè.
CURIOSITÀ
La caffettiera ottagonale d’alluminio (moka) venne brevettata da Alfonso Bialetti nel 1933. Negli anni Cinquanta del secolo scorso si diffuse capillarmente in tutta Italia.
I caffè più costosi al mondo sono quelli le cui bacche sono state ingerite, digerite e defecate da alcuni animali subendo quindi un “trattamento” naturale.
VALUTAZIONE PERSONALE
Mia nonna materna diceva che il caffè doveva essere comodo, caldo e carico: intendendo che il caffè doveva essere sorbito da seduta, appena fatto e con la giusta dose di miscela. Ho leggermente deviato dalle preferenze della nonna, il caffè lo bevo ovunque, va bene anche freddo, sulla giusta dose sposo appieno la sua teoria. Sono affezionata alla mia moka, anzi moketta, perché generalmente lo faccio in quella da 1 dose. Il piacere che mi dà il caffè inizia dalla preparazione, il profumo della miscela, riempire il filtro, poi aspettare il borbottio della moka che preannuncia il piacere di gustarlo, la tazza (quasi sempre la stessa) piccoli riti quotidiani rassicuranti. Preferisco le miscele di caffè con arabica e robusta. Diffido naturalmente da chi mi offre un cattivo caffè, scarto i bar che mi propinano caffè imbevibili. Lo bevo senza zucchero e senza alcun tipo di correzione.