Siamo alla quinta puntata del viaggio nel mondo delle bevande legato ai nostri beneamati detectives.
IDENTIKIT DELLA BEVANDA:
Questa volta parlo di Bourbon cominciando con il dire che si tratta di un whyskey prodotto principalmente nel Kentucky e precisamente nella contea di Bourbon, il nome è stato riconosciuto ufficialmente dal Congresso degli Stati Uniti d’America nel 1964 e per poterlo usare bisogna rispettare un disciplinare che prevede regole sugli ingredienti e sullla lavorazione. Distillato dal mais, amatissimo dagli statunitensi, per semplificare al massimo, il Bourbon è un whiskey dal sentore dolce, burroso, sapori dovuti al mais, rotondo, speziato, legnoso con una nota di affumicatura. Solitamente distillato in alambicchi a colonna, il prodotto dopo la seconda distillazione raggiunge i 62,5 gradi e una buona purezza. Viene poi messo in botti nuove bruciate internamente. L’affinamento è una parte fondamentale perché il distillato deve “sentire” le stagioni, il rigido inverno e la calda estate dilatano e restringono il legno e determinano il sapore del Bourbon. È consentito aggiungere acqua per aggiustare il grado alcolico ma non sono ammessi coloranti, come succede per altri distillati. La “Angel Share”, cioè la percentuale di whyskey che si perde nell’affinamento è molto alta, può raggiungere punte del 10%.
Il PERSONAGGIO
Philip Marlowe, chi sennò? Uscito dalla penna di Raymond Chandler, uno dei padri del genere “hardboiled”, protagonista di parecchi racconti, pubblicati su Black Mask, benchè non con lo stesso nome, fa il suo esordio nel 1939 ne “Il grande sonno”. Dai libri vennero tratti film famosi e indubbiamente Humphrey Bogart, interpretando Philp Marlowe sul grande schermo, contribuì a fissare nella memoria collettiva il personaggio. Di alcuni film Chandler fu anche sceneggiatore e per due di questi venne nominato agli Oscar ( Double Indemnity – La fiamma del peccato – del 1944 e The Blue Dahlia – La dalia blu – nel 1946). Marlowe è un fumatore e bevitore, agisce secondo una sua morale, ha pochi amici, affascinato dalle donne ma spesso da solo. Sempre molto elegante, ha frequentato l’università, ascolta musica classica, beve principlamente alcolici: Old Forrester e Four Roses, come drink il doppio Gibson (una variante del Martini classico) e il Gimlet. Beve birra e molto caffè.

CURIOSITÀ
Tratto da “Il lungo addio” Raymond Chandler – Feltrinelli … “Sedemmo in un angolo del bar Victor e sorbimmo un cocktail che chiamavano “succhiello” (gimlet). “Qui non sanno prepararli,” disse Terry. “Quello che chiamano succhiello non è altro che un po’ di succo di cedro o limone con gin, un cucchiaino di zucchero e uno schizzo di amaro. Un vero ‘succhiello’ è per metà gin e per metà succo di cedro di marca ‘Rose’ e nient’altro. Batte in pieno il Martini.”
È Terry Lennox, quanto di più simile a un amico abbia Marlowe, che gli fa conoscere il Gimlet, il drink compare solo nel penultimo libro “Il lungo addio”. Si dice che Chandler lo abbia inserito in fase di revisione del lbro dopo che sua moglie Cissy lo scoprì durante una traversata dalla Gran Bretagna agli Stati Uniti. In un certo senso Marlowe sta al Gimlet come Bond sta al Martini.
Ricetta del Gimlet (così come viene comunemente preparato oggi)
- 6 cl di gin
- 3 cl di lime cordial oppure 1,5 cl di succo di lime + 2 cl di sciroppo di zuccchero e lime
Preparazione: Riempite una coppetta con del ghiaccio per raffreddarla. Riempite uno shaker con altro ghiaccio, versate il gin e il lime cordial e agitate per 12 secondi. Buttate il ghiaccio dal bicchiere e versate il Gimlet, filtrando con il colino. Guarnite con uno spicchio di lime e servite.
VALUTAZIONE PERSONALE
Mai bevuto un Gimlet, conosco però l’Old Forrester e il Four Roses ma non rientrano nei miei preferiti.