Un cadavere in cucina – Un caso per Manrico Spinori
Una ricetta «sbagliata» scatena il pandemonio in un prestigioso ristorante romano. Solo che dalla farsa si cade presto nella tragedia, e nell’aria si spande odore di delitto. Quello dell’haute cuisine è però un mondo frequentato dai potenti. Per le indagini serve uno come il Pm melomane Manrico Spinori, che alla competenza unisce, in giusta dose, l’atavica disposizione a non lasciarsi intimidire. La notizia è clamorosa: i selezionati clienti del Controcorrente, pluristellato locale capitolino, sono rimasti vittime di un’intossicazione. Nulla di cosí grave, in fondo, non fosse che uno di loro, un colonnello dell’esercito, dopo quarantott’ore muore. Dagli accertamenti risulta che i piatti incriminati contenevano tutti psilocibina, una sostanza presente in alcuni funghi allucinogeni. Ma la psilocibina non è letale, dev’essere un altro l’ingrediente che ha ucciso il militare. Il caso, di cui si interessano pure i Servizi segreti, si complica ancora quando i morti diventano due. Costretto a interrompere le vacanze per occuparsene, Manrico Spinori arriverà alla soluzione del mistero con l’aiuto della sua squadra – composta unicamente da donne – districandosi con abilità tra false piste e ingerenze sospette. E avviando una collaborazione speciale con una spia molto abile e molto avvenente. – Sa che ha scritto di lui un critico? Ha scritto, vado a memoria: la cucina di chef Marini esprime nella tecnica dell’impiattamento una tensione paesaggistica, ma del paesaggismo che rinvieni nel Giotto primitivo, in Piero o nelle composizioni piú delicate, e al contempo inquietanti, dei preraffaelliti… Manrico fu tentato di esibirsi in una battuta acida, tipo «non sarà mica Mondrian o Mozart…» ma si trattenne. Doveva liberarsi di schemi mentali angusti. Lui amava l’opera, altri la grande cuisine… Perché, dunque, negare quarti di nobiltà all’antica arte della tavola? Non si erano forse decisi destini di popoli e di dèi, fra un rombo alla brace e un flan di zucca? Ah, e dimenticavo: Gioacchino Rossini. Non aveva forse fatto della buona tavola una religione, il sublime Rossini?
Non si era mai riconosciuto nel ruolo del missionario, né si era mai illuso che la giustizia – con il suo troppo umano, troppo fallibile armamentario – potesse salvare il mondo da sé stesso. Non aveva mai pensato che in sua assenza quel mondo sarebbe potuto andare a rotoli. Aveva il diritto di godersi un po’ la vita.

Il ciclo con protagonista il Pm romano Manrico Spinori sbarca alla sua sesta avventura con questa nuova intricata indagine che ci porta nel mondo della haute cuisine. Un pasto consumato al  ristorante Controcorrente non è per tutti. Selezionati clienti, altolocati membri della comunità hanno il privilegio di accedere a un viaggio culinario proposto dallo chef Marini nel quale tutti i sensi sono coinvolti,  dalla vista (dove un impiattamento ricercato simboleggia la firma dell’artista) alla ricerca degli ingredienti più pregiati per esaltare le papille gustative.

Una sera però qualcosa va storto, ai commensali vengono serviti funghi allucinogeni, il video trasmesso dalla testata di gossip ‘NDOSPIOSPIO è piuttosto esilarante con gente che vede ragni, chi balla, chi manda baci e chi lancia piatti, al grido di “Vedo la luce, mio Signore, vedo la luce!”. Come è potuto succedere?

La faccenda si complica quando  viene trovato morto Vladimiro Micheli, colonnello dell’esercito. Vista l’importanza dell’indagine il procuratore decide di interrompere le vacanze di Manrico Leopoldo Costante Severo Fruttuoso Spinori della Rocca , chiamato il “contino” per le sue origini aristocratiche. Manrico è l’uomo dei grovigli di “alta classe”, si occupa di casi dove si necessita di determinazione e competenza tecnica ma soprattutto di abilità diplomatiche, nervi d’acciaio e capacità di interpretare i contesti sociali.

L’indagine parte subito in salita, in quanto viene autorizzata la precoce riapertura del locale per evitare perdite economiche,  ogni prova viene  quindi distrutta. Dalle analisi effettuate sui pazienti ricoverati presso l’ospedale Spallanzani di Roma viene individuato l’agente allucinogeno, il psilocybe semilanceata, contenente psilocibina, famoso fungo che aveva fatto la storia negli anni Sessanta perché era famoso tra gli hippy…Ma colpo di scena!…… quello che aveva provocato la morte del colonnello proveniva invece dall’amanita falloide, (contenente un potente veleno l’alfa-amanitina), che risulta mortale assunto anche in minime dosi.

Possibile un errore del genere in un locale così rinomato? Il ritrovamento di una potente microspia proprio posizionata sotto il tavolo del colonnello apre scenari più ampi, con l’entrata in scena dei Servizi Segreti e il ritrovamento di un secondo cadavere.

La trama è ben articolata, il protagonista mantiene i tratti già manifestati nei romanzi precedenti, conquista il lettore con la sua sagacia, il suo umorismo e le intricate storie d’amore più o meno sfortunate.  I personaggi sono ben  caratterizzati e credibili nei dialoghi,  il libro è scorrevole e non delude i lettori più affezionati, ma si può leggere anche non conoscendo i volumi precedenti.

Dello Stesso Genere...
Noir
Ornelladonna
Naufragio

Torna in libreria Enrico Pandiani, con una nuova, intrigante, avventura raccontata nel libro intitolato Naufragio, edito da Rizzoli nella prestigiosa collana Nero Rizzoli. Protagonista d’investigazione

Leggi Tutto »
Noir
elio.freda
La figlia

Recensione a cura di Manuela Biondi Perché il colore esiste se lo si vuol vedere. Altrimenti non c’è. Con una forma raffinata, da esperto d’arte,

Leggi Tutto »

Lascia un commento