Non per caso la lista dei ringraziamenti nell’appendice di questo romanzo si apre col nominativo di due psicologi: nessun dubbio che il miglior pregio di “Castigliego e i tormenti del papa” sia l’ammirevole caratterizzazione dei personaggi.
Se è vero (lo è) che il segreto di una buona scrittura narrativa (aggettivo molto più appropriato che “creativa”) è l’interesse che l’autore riesce a suscitare per i suoi personaggi, il libro di Alessandro Maurizi merita un voto altissimo.
I personaggi della storia sono tutti degni di nota, e difficili da scordare per il lettore: segnalo, a titolo esemplificativo, due minori: la donna di servizio a ore del Commissario Castigliego , Tina Pica romanesca, e l’anatomopatologo, gustoso “Pasquano” fissato col calcio.
Quanto alla galleria di porporati ed altri funzionari del Vaticano che popola l’indagine ad alto rischio del Commissario, un campionario umano estremamente significativo, nel bene e nel male, della Curia romana, la si può ben gustare seguendo il filo dell’inchiesta.
Essendomi perso il prequel (lacuna che penso di colmare presto) “Roma e i figli del male”, sempre edito da Fratelli Frilli, posso intuire, anche dai numerosi rimandi contenuti nella storia, che il clima sia pressoché lo stesso.
Castigliego, perlomeno nei suoi primi due casi, si presenta come uno “specialista” di inchieste riservate condotte dentro gli austeri e silenziosi (ma pericolosi…) saloni della Sede Apostolica.
Eppure il Commissario pugliese per parte materna e audaluso per parte paterna, un bel connubio!, sembrerebbe non aver le caratteristiche per una simile impresa: non è credente, e non guarda certo di buon occhio ai rappresentanti del cattolicesimo.
In più è un single semiimpenitente, a parte il menage casalingo con un gatto a che è esso stesso un personaggio per accuratezza con cui viene tratteggiato, col fisique du role di un “Alain Delon” di cui tutte le donne si innamorano.
Ma lui, naturalmente, non ama nessuna, ed è ben lungi dal volersi accasare come ogni mattina gli predica la domestica, con incessante tenacia, mentre sbriga le faccende di casa.
Eppure a Castigliego capita, e per la seconda volta, di dover far luce su vicende criminose estremamente allarmanti che riguardano il centro di comando della Chiesa Cattolica.
In questo secondo caso, la posta è altissima: si tratta addirittura di un omicidio e quattro tentati omicidi avvenuti durante il conclave che ha portato all’elezione del nuovo papa, non a caso impostosi il nome di Celestino VI, successore nella numerazione dei Pontefici con quel nome di “colui che fece per viltade il gran rifiuto”.
Infatti Celestino VI è così sconvolto dalla vicenda, ancora tenuta segreta per non suscitare uno scandalo mondiale, da meditare seriamente di seguire l’esempio di Celestino V.
L’inchiesta arriverà al termine dopo numerose peripezie e sorprese, fornendo numerosi spunti al Commissario Castigliego per meditare su se stesso e il suo passato, visto che si porta dentro il peso di un rapporto difficile coi genitori, soprattutto il padre, trasferitosi in patria dopo la morte della madre.
E’ evidentemente per questo che Castigliego, poliziotto deciso e capace, non riesce ancora a trovare l’amore. Anche se, proprio durante questa indagine, sembra aver trovato l’anima gemella, o perlomeno qualcuna che le assomiglia maledettamente…