Tutti si muore soli. La prima indagine del commissario Veneruso
Napoli, luglio 1883. Veneruso, commissario della Polizia del Regno tignoso e istintivo, viene restituito al mondo dopo una settimana di influenza che l’ha reso ancora più amaro e insieme innamorato della vita. In sua assenza, una baronessa è stata uccisa, e sospettati e corrispettivi alibi si rincorrono in una catena di corna e controcorna che travolge mezza aristocrazia. È però solo il primo dei delitti che Veneruso si ritrova sulla scrivania, ognuno consumato in un angolo diverso di una città che ha tante anime quante stelle sopra i palazzi: c’è quello di uno studioso di Milano, pugnalato nella Biblioteca Nazionale, e il più doloroso di tutti, con vittima una prostituta dodicenne. Capitolo dopo capitolo, in un ininterrotto piano sequenza lungo venti ore, Veneruso continuerà a oscillare tra le ville nobiliari e i quartieri tetri anche di giorno, solo per scoprire che non è semplice capire dove l’umanità dà il peggio di sé, e che tra i tanti assassinii che si stanno consumando tra i vicoli di Napoli c’è anche quello di una lingua e di un’intera cultura
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Il commissario di Polizia Veneruso, Capo della polizia del Regno di piazza Dante a Napoli, è chiamato a risolvere tre omicidi, diversi fra loro e compiuti in tre luoghi differenti della città. Le vittime sono una nobildonna, uccisa nella sua casa, uno studioso ucciso in biblioteca, una bambina uccisa in un basso. Siamo a Napoli nel 1883, l’Italia è unita da poco più di vent’anni, gli Italiani devono ancora abituarsi ad essere un popolo. In 20 ore Veneruso, risolverà gli omicidi, ma nel racconto mai si avvertirà la fretta, lo scandire delle ore che passano anzi, sembra dare ordine e marcare la lentezza dei pensieri, a tal proposito leggere la descrizione del pranzo che il commissario fa con due dei suoi collaboratori. Non ha superpoteri Veneruso, è normale, umano.  Personaggio interessante, burbero, ma capace di moti di empatia perché: … ” In segreto – ma segreto, segreto – Veneruso voleva bene a tutti, anche agli assassini, perché gli uomini lui li giudicava, non per ciò che avevano fatto, ma per ciò che avevano subito. E questo rovesciava completamente le valutazioni.” È innamorato, o meglio, come scrive Lama: “provava un sentimento, ancor privo di nome, ma certo superiore – ben più superiore – al semplice amore” per una prostituta, Annarella, che frequenta una volta al mese. Vorrebbe averla solo per per se, toglierla dalla casa di tolleranza, la Casina Rosa, dove lavora. Da lei accetta tutto, molto tenera la descrizione del lavaggio cui Annarella lo sottopone, dopo la giornata passata a girare da un luogo all’altro, vestito di abiti troppo pesanti, puzza troppo anche per lei. … ”«un poco di tanfo va bene, fa pure piacere, aiuta, ma quando è troppo è troppo. Fate schifo, eccellenza. Fe-ta-te. Vi offendete se vi lavo un poco?» «No, non mi offendo.» «E allora venite.» “…

Il titolo “Tutti si muore soli” è dato dall’ultima frase del libro e la circostanza nella quale è pronunciata ci dice molto del commissario Veneruso o forse sarebbe meglio dire, dell’uomo Veneruso.

Affascinante la difesa della lingua napoletana, che nel libro è affidata al direttore della biblioteca nazionale,  Guerriero Guerrieri. Interessanti le note dell’autore a fine libro, suddivise in: eventi, personaggi, luoghi, parole. Sono molto grata all’autore per il glossario che non solo traduce alcune parole napoletane, usate nel libro, ma ce ne svela l’etimologia.

Consigliato a chi ama i gialli storici. A chi ama gli investigatori deduttivi, a chi ama Napoli. A chi ha già letto gli altri libri con protagonista Veneruso.

  • Collana: Il Giallo Mondadori
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