Quando ho iniziato a leggere Tempesta, il romanzo d’esordio di Camilla Ghiotto non sapevo bene cosa aspettarmi, di certo non avrei immaginato di imbattermi in una scrittura così matura ed elegante considerata l’età dell’autrice e il fatto che fosse il suo romanzo d’esordio.
La storia che Camilla sceglie di raccontarci è quella di suo padre e del lungo percorso che ha affrontato per poterlo conoscere e amare senza i limiti di un enorme divario generazionale. Ma chi era suo padre? Renzo Ghiotto, un uomo molto amato per le sue azioni, un partigiano, un modello da seguire. Ebbe una vita piena e avventurosa, fu catturato e torturato dai fascisti, poi fu a capo di una brigata partigiana con il soprannome di Tempesta, sopravvisse alla guerra, visse in Argentina e solo dopo i 70 anni ebbe Camilla.
Una grandissima distanza generazionale, un‘eredità difficile da portare sulle spalle per una ragazza di diciassette anni che ha sempre mal vissuto l’età del padre. L’autrice ci racconta come da piccola si è vergognata di quel genitore anziano che nascondeva agli amici, ha sofferto dell’impossibilità di avere un reale confronto con un uomo troppo lontano dalla sua realtà. La distanza tra loro sembrava incolmabile ma con la morte di Renzo Camilla riuscirà a riempire il vuoto che li separava imparando ad amare incondizionatamente un padre che molto le ha insegnato.
Il romanzo si apre proprio con la morte di Renzo, Camilla ha 17 anni e non capisce ancora quali sentimenti la leghino al lutto che sta vivendo. Come dovrebbe sentirsi? Lo ha mai realmente conosciuto? Ci ha mai provato? Le risposte alle sue domande arriveranno in un crescendo di emozioni grazie a degli scritti inediti che trova tra le carte di Renzo. Sono i racconti degli anni partigiani quando ancora ragazzo venne soprannominato Tempesta e con i suoi grandi ideali si incamminò verso una nuova vita. La lettura delle avventure del papà sarà per lei una scoperta, un riappropriarsi dell’amore paterno che a lungo aveva tenuto distante.
Il romanzo è scandito dall’alternanza tra le pagine di Renzo e le riflessioni di Camilla che nel mentre si diploma e sceglie di studiare filosofia a Milano. Un cammino lento e doloroso che la porterà a seguire le tracce del padre in Argentina per poter comprenderlo ancora meglio. Come dicevo sopra la scrittura è matura, è ponderata, è consapevole della portata della memoria che racconta. Sicuramente è un libro impegnativo, non è una lettura che corre via perché tante sono le vicende e tanti i sentimenti che ne scaturiscono. Se per lei il percorso di consapevolezza è stato lungo e doloroso lo è anche per i lettori che cercano di calarsi nelle vesti di un ragazzo del ventennio fascista e di una giovane figlia dei nostri tempi, cercando parallelismi o punti di contatto, come se anche noi fossimo invitati a compiere un cammino di conoscenza e accettazione.
Nelle pagine di Tempesta assistiamo alla trasformazione di Camilla in una giovane donna sensibile, colta e fiera delle sue origini, Il bagaglio culturale lasciatole dalla sua famiglia è vivo e chiaro in ogni pagina e credo che potremo leggere molto altro in futuro da questa nuova ed emozionante penna.