Sette uomini d’oro è un film del 1965 diretto da Marco Vicario che racconta le vicende di un’esperta banda internazionale di ladri alle prese con il colpo del secolo: svaligiare sette tonnellate d’oro da una banca di Ginevra. I nostri eroi riescono nell’impresa apparentemente più difficile, ma non riusciranno a godere del frutto della rapina. Al momento della spartizione del bottino finale, infatti, i rapinatori dopo un susseguirsi di trappole e inganni manderanno il colpo in fumo. Cosa lega questo film agli improbabili protagonisti del romanzo di Lorenzo Licalzi ovvero Giggi Cepollina, Cinghialone e Aurelio Fierro? Un sogno. Il sogno di ripetere l’impresa. Una possibilità di una rivalsa. Anche per loro, anche per dei semplici abitanti di un paese come Castagnabuona dimenticato da Dio e da tutti.
“Videro Sette uomini d’oro al cinema Centrale, e ne rimasero folgorati.”
Ci sarà per i protagonisti questa possibilità, e si materializzerà nel modo più assurdo possibile, e ciononostante gli porgerà su un vassoio d’argento l’occasione di organizzare il furto della vita, proprio come accadde nel film ai loro eroi. Ci riusciranno? E soprattutto dopo, l’amicizia avrà la meglio sul denaro?
Sette uomini d’oro è un romanzo che scorre via leggero e che strappa sorrisi grazie all’abilità dell’autore Lorenzo Licalzi, capace di creare e tratteggiare personaggi talmente fuori contesto da risultare comici. Persino le motivazioni, seppur sostenute da temi universali come l’amore, possono risultare grottesche nella loro interpretazione pratica: organizzare una rapina ai danni di un temibile boss nel narcotraffico per riscattare (pagandogli con i suoi stessi soldi) una prostituta sudamericana talmente brutta da essere impiegata a casa del boss stesso come donna delle pulizie.
I protagonisti del romanzo si cacceranno in un mare di guai, affronteranno una serie di situazioni grottesche fino all’inverosimile. Licalzi riesce persino a regalare momenti di tensione soprattutto nella parte finale del romanzo.
Alla fine, poco importa se alcune situazioni appaiano forzate e altre troppo frutto del caso: liberandosi dal giudizio critico, Sette uomini d’oro è una lettura più che godibile.