Il romanzo è ambientato a Milano, nel 2015, dove da maggio a ottobre ha avuto luogo la Esposizione Universale nota come EXPO 2015. Sono anni che la città si sta preparando a questo evento mondiale, che attirerà nel capoluogo lombardo turisti ed esperti in materia.
Proprio il giorno dell’inaugurazione, il Primo Maggio, una minoranza della quale fanno parte anche i Black Bloc, decide di manifestare contro l’evento, sotto lo slogan NO EXPO.
Per un intero pomeriggio Milano viene assediata in una sorta di guerriglia. Tanti i danni: auto bruciate, vetrine e banche distrutte, per fortuna pochi i feriti.
Carluccio prende spunto da questo mostruoso evento per costruire un thriller intrigante e dettagliato.
Un fotoreporter, Emilio Baruffaldi, viene ucciso solo perché stava facendo il suo lavoro. Riprendeva i manifestanti. È un fotografo e con i suoi scatti ha catturato un dettaglio che non doveva venire alla luce.
Una trama dolorosa, che fa emergere aspetti che Cosimo Cucci, il commissario che indaga sulla vicenda, non si sarebbe mai aspettato di conoscere.
Una caratterizzazione, quella del funzionario, che fa emergere la sua determinazione sul lavoro, ma anche la fragilità come uomo. Una persona che si ritrova ferita per le notizie apprese, per una verità che si vorrebbe non conoscere, ma è addolorata anche per la piega che prendono alcuni aspetti personali: una compagna che pare non capirlo, che mette in dubbio il suo operato scatenando una crisi in un rapporto che sembrava consolidato. Poi, un collega, un subalterno che, attraverso le parole della moglie, sfoga tutto il suo malessere causato, secondo la donna, dalla poca comprensione del commissario, troppo preso dal suo ruolo di responsabile e poco avvezzo a trattare i colleghi con umanità.
Cucci si trova a esaminare il suo comportamento sia dal punto di vista sentimentale che professionale, per cercare di individuare le sue eventuali colpe.
Una duplicità che lo rende umano, non un agente al di sopra di tutto, ma una persona, uno di noi. Che soffre per un rapporto che pare concluso, che si tormenta perché le sue certezze sul lavoro stanno crollando. Non è facile essere un buon capo, ma soprattutto è difficile essere capiti anche quando si agisce per il bene dei colleghi.
Riflessioni intense, che si alternano a momenti di indagini, di incastri che devono combaciare.
Una disamina che deve essere messa da parte perché Milano vuole delle risposte, un omicidio aspetta un colpevole… anche se non sempre le sentenze alle quali si giunge hanno una vera conclusione.
Pagine di umanità si alternano a suspense e innesti perfetti e danno vita a una continua altalena tra sentimento e ragione.
Una verità amara emerge tra le pagine, a volte le soluzioni non sono come le desideriamo. Sovente ci troviamo di fronte a ostacoli insormontabili. In special modo se non vogliono essere superati da chi ha in mano le redini per farlo. Una realtà che troppo spesso si riscontra anche nella vita reale. Si instaurano dinamiche complesse, persone che vengono utilizzate come pedine per arrivare a fare scacco, quando invece a perdere sono il diritto alla libertà di informazione, la democrazia e più di ogni altra cosa il buonsenso.
Un giallo che, come detto, prende spunto da un fatto di cronaca e si conclude con una realtà troppo presente ai giorni nostri.