Partiamo dalla copertina: una mano misteriosa, di giovane in giubbotto e felpa, pesca dal pacchetto, che titola “Milano Chips”, due patatine a forma di grattacielo dell’Unicredit. Questo la dice lunga su cosa l’autore pensi delle contraddizioni di una Milano in crescita selvaggia, sempre più “NoLo e Porta nuova” e sempre meno periferia. Come scrive Ferrari: “Ciascuno partecipa del centro che è generatore, ma è un trucco.”
“Milano è fatta così, è una città rotonda con al centro il Duomo. Spiegare Milano è come gettare un sasso dentro a uno stagno o a una pozzanghera. Cosa succede? Dove cade il sasso si forma un grosso centro, quello è il Duomo, e a mano a mano che ci si allontana dal centro, le onde concentriche che si propagano si fanno sempre più grandi e indefinite. Lì è la periferia.” Questo leggiamo sulla quarta di copertina, e ancora: “È tutto orchestrato per farci credere che, se una farfalla muoverà un’ala a Chinatown, un grattacielo spunterà nel Porta Nuova District e i campi nomadi spariranno per intercessione della cementissima trinità. Nel nome del Dritto, dello Storto e del Curvo.”
E amen, aggiungo io. Ho particolarmente apprezzato il titolo, che gioca con il ben più famoso classico (e fare il verso a Shakespeare non è da tutti). D’altronde da un autore che (insieme ai soci del trio, e va bene) si era inventato per un libro precedente, uscito per i tipi di Frilli, un titolo meravigliosamente sarcastico come: “Milano, fa paura la novanta” non potevamo aspettarci nulla di meno.
Molto livore per nulla è un noir duro e ironico, con un humor tagliente e amaro, a tratti leggero ma tutt’altro che leggiadro. Ben scritto, intenso e mai banale, ci porta in una Milano molto amata e messa a nudo, con le contraddizioni che la “peste” (leggi epidemia di Covid) contribuisce ad acuire. Una storia noir da assaporare insieme alla pasta al pesto senza aglio e a una mozzarella di bufala del Carrefour.
Brandelli torna da Oslo nella sua città, lascia moglie e figlioletto per salvare un amico, o meglio… per scoprire chi lo ha menato fino a ridurlo in coma. Lo affianchiamo in bicicletta, mentre va in giro da un locale all’altro, da un indizio all’altro per cercare di capire quale dei casi di cui si è occupato Pippo Marchioro, il suo ex socio dell’agenzia investigativa, ha potuto generare tanta violenza. Milano è cambiata, si è fatta più
cattiva. Quale ginepraio scoperchierà il buon Brandelli? E la protagonista indiscussa, ovvero questa città fredda e misteriosa cosa gli racconta man mano che il “nostro” si infilerà nei suoi meandri?
Per scoprirlo vi tocca leggerlo, io l’ho fatto e vi assicuro che ne vale la pena.