Feroce
Veneto Orientale. Sergej ha un appuntamento col destino. Lasciati l’Ucraina e il mondo delle arti marziali clandestine per cominciare una nuova vita in Italia, non si sarebbe mai aspettato di diventare uno dei sicari più temuti e feroci di Milano. Ma quando durante una rapina in villa si trova a scegliere fra la vita sua e quella di un bambino, non ha dubbi e, rivolgendo la pistola contro i suoi amici, sa di aver messo una taglia sulla propria testa. Ricercato dalla mala e dalle Forze dell’Ordine, trova rifugio fra gli invisibili che lavorano nella zona industriale di Porto Marghera, di fronte a Venezia, il miraggio dei suoi anni di formazione nella Kiev prima della rivoluzione arancione. E in un fine settimana di scirocco, con l’acqua della laguna sul punto di sommergere, forse per sempre, la fragile città, la sua storia si incrocia con quella di altri, insospettabili, rappresentanti del lato oscuro dell’esistenza. Quando l’acqua dell’Adriatico si ritirerà, la luce del giorno rivelerà quel che resta delle vittime e dei carnefici di un mondo senza più bussola morale.
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Un inizio adrenalinico ci guida verso la commistione di storie di immigrazione ed illegalità. Abbiamo il serbo: tossicodipendente, psicopatico, violento, ed il rumeno: stupratore seriale, ricercato per duplice omicidio; e l’imprenditore con legami con le scommesse clandestine e la prostituzione. Insomma, il solito clichè che fa parte di questo mondo al quale si deve aggiungere il colpo dalle aspettative facili che invece si complica, ed ovviamente quella mentalità, a dir bene diffidente, verso coloro che vengono ritenuti “ inferiori “, in questo caso i meridionali. Meridionali di tutte le latitudini. Una mentalità che si può tranquillamente definire razzista, omofoba cioè fascista. Ferracin ci porta verso Porta Marghera e coloro che sono sfruttati in quella zona industriale. Un mondo di imprese familiari che hanno costruito il proprio benessere con l’evasione fiscale e lo sfruttamento della manodopera straniera, seguendo una legge non scritta: se non sei ricco, il modo per fare soldi è sfruttare il prossimo. Operai che hanno a che fare con lavorazioni nocive: dal tagliare lastre di amianto al riempire sacchi di plastica con la lana di vetro, e con orari impossibili da sostenere, ed industrie affamate di forza lavoro che mettono in secondo piano sicurezza e diritti, come ad esempio il permesso di soggiorno.. Ma oltre a Porto Marghera, ed ovviamente Venezia, abbiamo a che fare con Mestre che aspira ad assomigliare a Milano, ma non ha i soldi necessari, con i suoi negozi, a conduzione familiare, che chiudono uno dietro l’altro, per far posto all’anonimato commerciale. Uno dopo l’altro, non solo i negozi che chiudono, ma sono soprattutto gli operai che cadono, cioè che muoiono. Esistenze senza senso, vite malate, che sopravvivono grazie all’alcool in corpo, agli incontri di lotta clandestini, al sesso virtuale. Ciò che avveniva nei luoghi di provenienza  si ripete qui con il bar ritrovo di clandestini, puttane, marchettari  ladri in pensione.” Categorie “ che vanno ad ingrossare le file degli invisibili. Invisibile non è la realtà geopolitica descritta sullo sfondo: la ex Jugoslavia, le rivoluzioni “ arancioni “. 368 pagine che sono un necessario aiuto al comprendere i mutamenti avvenuti a livello sociale e culturale in società considerate inattaccabili sotto quell’aspetto.

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