Sono stato costretto a crescere in fretta. Mi sono convinto che bastava dimenticare, guardare da un’altra parte, per lenire tagli che hanno squarciato l’anima. E invece adesso mi rendo conto che le lesioni che mi porto dentro sono troppo profonde per rimarginarsi.
Pietro Casale è solo un ragazzo quando la morte bussa per la prima volta alla porta di casa sua. Una visita violenta e inaspettata e l’inevitabile passo tra la vita di prima che mai più potrà tornare e un dopo che sarà invece sempre pronto a rinfacciare i dolori del passato.
La perdita e l’esistenza difficile in una terra non sempre accogliente, un paese di montagna nel Cilento dove gli anni passano ma le cattive abitudini non muoiono mai. Pietro e Toni sono due fratelli strappati alla spensieratezza dell’adolescenza e catapultati nel mondo dei grandi senza tanti convenevoli. In quel mondo crescono, adattandosi a ciò che il destino gli presenta. La vecchia casa di famiglia, l’officina di zio Franco e gli affari al di là della legalità li tengono ancorati a Rocca, con i ricordi che tornano prepotenti impedendo alla memoria di riposare in pace.
Arriva per tutti il momento di riaprire vecchie questioni irrisolte e per Pietro e Toni l’occasione si presenta con una telefonata: la figlia di cari amici d’infanzia è scomparsa, la polizia sembra non avere piste da seguire e i genitori si rivolgono alle uniche persone che potrebbero dar loro una nuova speranza. Ma non c’è pace per la famiglia perché la giovane viene trovata senza vita e tanti, troppi dettagli, legano la sua morte a un fatto di sangue avvenuto nell’estate del 1994. Anche allora i due fratelli non persero tempo e si misero a indagare, due ragazzi che volevano giustizia pronti a sfidare l’omertà di un sistema giudiziario inadeguato. Sono passati trent’anni e i nodi tornano al pettine, stavolta andare fino in fondo potrebbe essere necessario non solo per scoprire chi ha ucciso Luisa, ma per quelle verità troppo a lungo taciute, per poter dare riposo a due cuori stanchi e feriti.
Ogni volta che inizio un nuovo romanzo di Antonio Lanzetta so più o meno cosa aspettarmi e puntualmente la storia mi sorprende, andando ben oltre le mie aspettative. Ritrovo ambienti e personaggi familiari, la scrittura è riconoscibile e mai in senso negativo. I luoghi in cui si svolgono le vicende sono quelli di un Cilento maltrattato ed egoista che si prende tutto e rende miseria e sofferenza, i personaggi riflettono la durezza della terra che abitano. Da bambini hanno conosciuto il dolore e da adulti camminano sfiorando l’illegalità ma sono criminali di cuore, gente che ha dovuto adattarsi, uomini e donne con valori e pronti a mettersi in gioco per aiutare gli altri. Ecco che Lanzetta pur partendo da un background comune nei suoi romanzi, riesce sempre a dare nuove e imprevedibili sfumature ai racconti, tratta temi importanti alternando la crudezza delle descrizioni alla sensibilità dei forti sentimenti che animano i protagonisti. Perché racconta storie dure, vita difficile, è cattivo quando serve anche nelle emozioni, d’altronde qui non ci troviamo davanti a una scrittura di evasione che promette sogni a occhi aperti. Qui si soffre, ci si spaventa e si combattono battaglie, la lettura coinvolge tutti i sensi e ogni vittoria è una piccola gioia anche per il lettore.
Mai scontato nei finali, resta un senso di incompiuto nel cerchio che va chiudendosi (e di cerchi qui ne abbiamo…), un invito ad arrivare da soli alla vera conclusione o a immaginarne altre. Nella vasta offerta letteraria degli ultimi anni, per me Antonio Lanzetta è sempre una grande certezza.