Le Segnatrici
Le cose che nascondiamo a noi stessi possono ucciderci. O salvarci. Il ritrovamento delle ossa di Claudia, bambina scomparsa ventidue anni fa, richiama a Borgo Cardo, nell’Appennino emiliano, Sara Romani, chirurgo oncologico di stanza a Bologna. Per lei il funerale è una pericolosa occasione di confronto con un passato da cui è fuggita appena ne ha avuto la possibilità. Al ritorno nella routine bolognese, il desiderio è quello di dimenticare. I segreti, gli amici d’infanzia rimasti inchiodati a una realtà carica di superstizioni e pregiudizi, le ossa di una compagna di giochi riemerse da un tempo lontano. Finché scompare un’altra bambina: Rebecca. Sara ha avuto giusto il tempo di conoscerla. Dopo il funerale Rebecca le ha curato una piccola ferita secondo l’antica tradizione della segnatura e adesso Sara è in debito con lei. Un legame che sa di promessa. Un filo rosso che unisce il passato di Sara, schiava della convinzione di dover salvare tutti, con un incubo appena riemerso dall’oblio. Mentre il paese si mobilita per ritrovare Rebecca, la donna è costretta a tornare. È l’inizio di una discesa negli inferi dell’Appennino, un viaggio doloroso nelle storie sepolte nel tempo attraverso strade, boschi, abitazioni e volti che lei aveva imparato a cancellare dalla memoria, e che ora diventano luoghi neri in cui cercare una bambina innocente. Quale oscuro mistero si cela dietro la secolare tradizione delle segnatrici? In una sfrenata corsa contro il tempo per scoprire chi ha rapito Rebecca e riuscire a salvarla prima che sia troppo tardi, Sara dovrà scendere a patti con una parte di sé messa a tacere ventidue anni prima. A costo di perdersi nel labirinto dei ricordi e non trovare più la via d’uscita.
Un segno per curare. Uno per proteggere dal male. Uno per uccidere.

Recensione a cura di Manuela Fontenova

“Chi sono le persone in questo disegno?”

“Sono quelle che ho ucciso.”

“Ma hai solo otto anni…”

“Le ho uccise quando ero grande.”

Cosa assicura al lettore che il libro appena iniziato lo attraverserà come una scossa di adrenalina e paura fino all’ultima pagina? Leggete l’incipit del nuovo e sorprendente romanzo di Emanuela Valentini e troverete la risposta.

Le Segnatrici racconta una storia di echi passati, di un filo di sangue che ancora non ha trovato il suo capo, di una giovane donna che sfidando antiche paure torna alle sue origini per svelare finalmente un segreto pericoloso.

Sara è un medico scrupoloso, ligia al dovere, stakanovista e poco incline ai sentimentalismi, ma nel suo cuore ha seppellito un grande dolore, una perdita che anche nella vita adulta la travaglia: ventidue anni prima Claudia, amica d’infanzia, scomparve da un piccolo borgo dell’Appennino emiliano. Oggi il ritrovamento delle ossa di una bambina rimette in moto una vicenda che squarciando tradizioni secolari si riversa con impeto nella sua vita, costringendola a tornare per affrontare il mostro che non la lascia vivere.

Le due scomparse sono collegate?

Chi sono le Segnatrici e perché qualcuno potrebbe voler fare loro del male? Sono donne, bambine, anime sensibili che con le parole e le mani “segnano” per curare una ferita, un male, la paura. Hanno un grande dono e fanno parte di una cultura ben radicata nel territorio

«Le segnatrici sono sempre state una realtà vivida e importante di queste montagne,» disse, accarezzando distrattamente la copertina rigida del romanzo «hanno portato avanti per secoli una forma di conoscenza arcaica della cura un po’ magica, un po’ sciamanica.»

Ecco che alla trama thriller, alla suspense generata dalla scomparsa di un’altra bambina dal borgo (dopo il ritrovamento delle ossa di Claudia) si unisce un certo misticismo che tende a trasportare   questo libro su tutto un altro piano. L’autrice ha costruito la trama sul tema delle Segnatrici ovviamente, ma non ha trasformato il suo romanzo in una storia paranormale, ci sono tanti elementi legati alla tradizione, alla magia se così vogliamo chiamarla, ma la vicenda è sempre credibile, sempre logica, sempre perfetta in ogni scena.

L’ambientazione accompagna le concitate giornate della ricerca della piccola Rebecca con le sue asprezze, i monti, i sentieri e la pioggia, le insidie del bosco che ben si legano alle insidie della cattiveria umana. L’Appenino emiliano e più precisamente Borgo cardo dove tutti si conoscono e dove qualcuno non apprezza la presenza di Sara, la donna di scienza che dovrà fare i conti con una parte primordiale del suo essere che da anni nasconde in un angolo del cuore.

Una lettura che mi ha coinvolto, dall’incipit che è veramente una bomba al finale tutto da scoprire. Ho sentito molto parlare di questo romanzo nei mesi passati e adesso capisco il perché: se non lo avete ancora letto allora fatelo subito!

I miei complimenti a Emanuela Valentini!

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