L’assassinio del commendatore. Libro primo idee che affiorano
Una borsa con qualche vestito e le matite per disegnare. Quando la moglie gli dice che lo lascia, il protagonista di questa storia non prende altro: carica tutto in macchina e se ne va di casa. Del resto che altro può fare? Ha trentasei anni, una donna che l’ha tradito, un lavoro come pittore di ritratti su commissione che porta avanti senza troppa convinzione dopo aver messo da parte ben altre aspirazioni artistiche, e la sensazione generale di essere un fallito. Così inizia a vagabondare nell’Hokkaidō, tra paesini di pescatori sulla costa e ryōkan (le tipiche pensioni a conduzione famigliare giapponesi) sulle montagne. Finché un vecchio amico gli offre una sistemazione: potrebbe andare a vivere nella casa del padre, lasciata vuota da quando questi è entrato in ospizio in preda alla demenza senile. Il giovane ritrattista accetta, anche perché il padre dell’amico è Amada Tomohiko, uno dei pittori più famosi e importanti del Giappone: abitare qualche tempo nella casa che fu sua, per quanto isolata in mezzo ai boschi, è una tentazione troppo forte. Quando si trasferisce lì, il nostro protagonista capisce che la sua decisione ha dato il via a una serie di eventi che cambieranno per sempre la sua vita… anzi, la sua realtà. Prima lo intuisce quando scopre un quadro che Amada Tomohiko aveva nascosto nel sottotetto subito dopo averlo dipinto, molti decenni prima: è una scena misteriosa e apparentemente indecifrabile, che però trasuda una violenza maligna e indicibile. Poi ne avrà la certezza quando, una notte, sente il suono flebile eppure inconfondibile di una campanella provenire dal folto del bosco. Facendosi coraggio decide di seguire quel suono che sembra aver attraversato dimensioni sconosciute: dietro un piccolo tempio abbandonato, in mezzo agli alberi, c’è un tumulo di pietre. C’è davvero qualcuno – o qualcosa – che agita una campanella lì sotto? L’assassinio del Commendatore (di cui questo Idee che affiorano è il primo volume) è il grandioso ritorno di Murakami Haruki alle atmosfere fantastiche e sospese di 1Q84: un’indagine sulla forza riparatrice dell’arte e quella distruttrice della violenza; su come sopravvivere ai traumi individuali (ad esempio la fine di un amore) e a quelli collettivi (una guerra, un disastro); sul fare tesoro della propria fragilità e diventare ciò che si è. «Murakami dipinge l’abisso interiore del suo protagonista con movimenti circolari, mettendo in scena un gioco, profondo non meno che arguto, di specchi e doppi, magia e realtà, mistero e indagine psicologica». «Rolling Stone». «Ne L’assassinio del Commendatore il genio di Murakami si muove magistrale tra realtà e allucinazione». «Der Spiegel»
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Non è facile per me commentare un libro di Murakami vista la complessità dell’autore stesso e di conseguenza dei personaggi creati dalla sua penna.

Dopo quattro anni i suoi lettori si sono ritrovati davanti a un dittico intitolato L’assassinio del commendatore di cui ho letto il primo libro. Già dalle prime pagine il lettore viene catapultato in un mondo al confine tra realismo magico e surrealismo. Nel prologo infatti si legge:”Oggi, svegliandomi da un breve sonno pomeridiano, davanti a me ho trovato l’uomo senza volto”. Nei libri di Murakami il mondo fantastico emerge nella vita di tutti i giorni con una tale naturalezza che diventa difficile spiegare il confine tra realtà e immaginazione.

Anche il protagonista di questo libro, come tutti i personaggi creati dall’autore, è stato segnato da un evento traumatico adolescenziale che in questo romanzo è la morte della sorella di dodici anni. L’evento traumatico segna una spaccatura tra il passato e il presente: ”Dopo la morte di mia sorella, molte cose iniziarono ad andare storto. Al fine di mettere la maggior distanza possibile tra me e i miei genitori ridotti in quello stato, mi rifugiai nella pittura, dedicandomici anima e corpo.”

Lo stile è inconfondibile considerata la minuzia di particolari con cui vengono descritti gli ambienti e i personaggi. Quando l’autore ci descrive il quadro intitolato da Amada Tomohiko “L’assassinio del commendatore” è come se lui fosse al tempo stesso pittore e critico del dipinto. Naturalmente a Murakami ciò non basta, così costruisce tutta la trama del romanzo intorno all’omicidio del commendatore facendolo uscire dalla tela.

Come già detto in precedenza sono difficili da spiegare a voce o con la scrittura le sensazioni trasmesse dalla lettura di un autore poliedrico come Murakami, capace di descrivere le sofferenze e i tormenti dell’animo umano senza mai cadere nella banalità.

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