Il club del pranzo della domenica parte in sordina, quattro chiacchiere intorno a un tavolo, gli amici di sempre, i legami di parentela, la famiglia, le piccole e grandi storie quotidiane. Si potrebbe perfino arrivare a pensare: “ecco, la solita noiosa storia inglese con spezzoni di vita quotidiana incorporata, dove tutto scorre e nulla accade”.
E invece no.
Con una scrittura fluida e a tratti ironica, la Ashton ci confeziona un paio di colpi di scena degni di un thriller. Tuttavia sempre di saga familiare si tratta, dunque i colpi di scena si tingono di rosa e non tutto è come sembra anche se l’amore e i buoni sentimenti hanno la tendenza a trionfare.
Una saga all’insegna del politically correct: c’è la coppia gay che ha adottato una bimba, la vecchia nonna adorata da tutti, la nera che confeziona manicaretti della sua terra, la sorella squinternata che non ne azzecca una con gli uomini, il fragile fratello minore, che forse tanto fragile non è. Insomma una famiglia inglese e la sua storia, con contraddizioni evidenti ma con legami affettivi così forti da sembrare quasi finti. Tutto ruota intorno ai pranzi che riuniscono questa sorta di nucleo familiare allargato a cadenze stabilite, a turno nelle case dei vari componenti. Il racconto è in terza persona al passato, ma il narratore pare vivere appiccicato alla sorella maggiore: Anna, la più saggia, quella che aiuta sempre tutti, quella a cui tutti chiedono aiuto, quella che a quarant’anni si ritrova incinta grazie a una fugace avventura con un ragazzo in zona lavanderia. Troverà l’amore? La smetterà di esercitare il suo controllo su tutti? Chiarirà i suoi problemi legati a un passato scomodo che, a tutti i costi, non vuole dimenticare?
Per gli amanti del genere… buona lettura!