La mossa giusta
Odessa, Ucraina, 1918. Mentre infuria la guerra civile fra rossi e bianchi, sette uomini sono in piedi contro un muro, davanti al plotone di esecuzione. Un attimo prima che i soldati bolscevichi aprano il fuoco, un ufficiale nota un nome nell’elenco dei condannati a morte e chiede se per caso è il famoso giocatore di scacchi. L’uomo risponde di sì. L’ufficiale non è convinto. «Facciamo una partita», gli propone. «Se perdi significa che menti e verrai fucilato. Se vinci sei davvero il campione di scacchi e ti lasceremo andare.» Il condannato è Ossip Bernstein, ebreo ucraino, brillante avvocato d’affari a Mosca e uno dei più forti scacchisti del mondo. La rivoluzione di Lenin lo ha espropriato di tutti i suoi averi. Quando è stato arrestato stava cercando di imbarcarsi dalla città sul Mar Nero per fuggire in Europa insieme a moglie e figli. Ma la partita a scacchi da cui ora dipende la sua vita segna l’inizio di una straordinaria avventura, che passa dalla Parigi degli anni ruggenti, viene investita dal crollo della Borsa di Wall Street, rimane travolta dalla Seconda guerra mondiale e dall’Olocausto, per concludersi durante la guerra fredda, quando Stati Uniti e Unione Sovietica si ritrovano avversari in una sfida che potrebbe scatenare un conflitto a colpi di armi nucleari: e anche in quel caso l’esito dipende da una scacchiera, su cui è necessario fare la mossa giusta. Ispirato da un personaggio realmente esistito, un thriller sulla fuga senza fine di un ebreo errante attraverso il Novecento. E sul più crudele dei giochi: gli scacchi.
La vita somiglia al gioco degli scacchi, in cui basta una mossa falsa a farci perdere la partita. Con l’aggravante che, nella vita, non sempre possiamo contare sulla possibilità di una rivincita.

Enrico Franceschini con questo libro ci racconta la storia di Ossip (Giuseppe) Bernstein un uomo realmente esistito, giocatore di scacchi di livello mondiale. I capitoli sono intitolati come le mosse degli scacchi: Apertura, Mediogioco, Finale, Scacco matto, Zugzwang. È la voce di Ossip in prima persona che ci narra quello che accade, intervallata da pagine in terza persona che ci permettono di conoscere le vicende che lo riguardano a partire dalla sua nascita. Il primo capitolo ci catapulta sulla scena di un’esecuzione, Ossip Bernstein si salva la vita vincendo una partita a scacchi con un ufficiale dell’esercito rosso, che, dopo essere stato battuto, lo lascia libero di andare come gli aveva promesso.
Il gioco degli scacchi fa da filo rosso all’esistenza di Ossip, che deve costantemente valutare la propria e le altrui posizioni, proprio come nelle partite di scacchi. Questa abilità non è cruciale solo nel gioco, ma come potremo leggere nel libro, anche nella vita. Il protagonista, per tre volte perde tutto e cerca di fare la mossa giusta al momento giusto per andare avanti, analizza rapidamente e accuratamente le circostanze, valuta le risorse a disposizione e determina i rischi e le opportunità. A questo tipo di analisi è legata una grande attenzione ai dettagli e la capacità di vedere il quadro generale. Grazie agli scacchi, Ossip troverà il modo di ricominciare.
Enrico Franceschini narrandoci la storia di Ossip Bernstein ci permette di vivere tre momenti ben precisi della storia mondiale, la rivoluzione russa: come detto sopra, Ossip si trova a Odessa e gioca per la vita (1917). Riesce a stabilirsi in Francia con la sua famiglia; moglie e due figli e a ricostruire la sua fortuna. A causa di un crac finanziario dovuto alla grande depressione statunitense (1929), perderà tutto ma tornerà a galla, non senza fatica, infine, l’occupazione della Francia da parte dei nazisti (1940) lo costringerà a rifugiarsi in Spagna con la famiglia, pagando peraltro un prezzo altissimo dal punto di vista umano. Alla fine della guerra tornerà in Francia dove concluderà la sua vita ricca di storie interessanti ma altrettanto piena di dolore.
Mi è molto piaciuta la costruzione di questo romanzo, al quale su vicende storiche conosciute, Enrico Franceschini, sapientmente, innesta la vicenda personale di Ossip Bernstein facendolo protagonista di incontri e amicizie con artisti e intellettuali di spicco rendendo plausibili le storie narrate. Ho appezzato molto anche la descrizione delle relazioni umane per esempio quella con la moglie Vilma, resistita alle avversità della vita e quella con Joseph Klausner che parte da Heidelberg (Germania), dove entrambi studiano, che si manterrà per tutta la vita con una fitta corrispondenza, dopo il trasferimento di Klausner in Palestina per creare uno stato ebraico. Ho trovato avvincente la descrizione della partita della rivincita con Anastas Ivanovich Mikoyan, l’ufficiale che gli diede salva la vita, mantenendo la parola data, di cui Franceschini racconta all’inizio del libro.
Ossip Bernstein nella rivincita, che si gioca a casa sua, a Saint Arroman nei Pirenei, costruisce la patta …”Non rimane che la patta per stallo. Un sintomo di stanchezza, che può anche sembrare naturale in un campione, anzi ex campione, della mia età, sopravvissuto a vari infarti per di più. Non è facile da ottenere in maniera deliberata. Ce la metto tutta. A suo modo, se questa fosse l’ultima partita della mia vita, è una sfida elettrizzante quanto quella che giocai a Odessa per salvarmela.
Consigliato a chi ama le storie nella Storia, a chi gioca a scacchi, a chi ama le storie scritte bene.

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