La donna nel pozzo
Un dettaglio. È sempre un dettaglio a fare la differenza. Capita a Cristina Mandas di dimenticare il compleanno del marito. Che vuoi che sia. Invece, la svista è il primo scricchiolio di una vita che sta per andare in frantumi. Perché a quarant’anni Cristina non è la maestra, la moglie, la madre, stimata e ben voluta dalla comunità di quel paesino sardo in cui si è trasferita tempo prima. Dietro la cortina di un’esistenza comune, custodisce un segreto che deve rimanere sepolto nelle profondità di un pozzo. E così è stato, almeno fino a un particolare colto di sfuggita, fino a quella dimenticanza. Qualcuno, però, si è accorto che Cristina non è più la stessa, che è sul punto di cedere. Qualcuno rimasto nell’ombra a spiarla per anni. Lorenzo Roccaforte è stato uno degli scrittori più amati d’Italia e ha anche vinto il Premio Strega. Ora che il successo è volato via a causa della sindrome da pagina bianca, si ritrova ad aver mancato lo status di “solito stronzo”, lui che puntava a rimanere un “venerato maestro”. Ermes Calvino ha un cognome di peso, nessuna parentela con il grande Italo e un abbonamento premium coi guai. Generoso, legatissimo alla madre e alla sorella, è anche uno sconosciuto scrittore di talento. Diversi come il giorno e la notte, Roccaforte e Calvino diventano gli involontari contraenti di un patto diabolico: Ermes scrive i romanzi che Lorenzo firma. Lo chiamano ghostwriting. L’ideatore del piano è Arturo Panzirolli, un ex galeotto che in carcere ha avuto l’idea del secolo: diventare editore! Sotto la regia di Panzirolli, un Roccaforte senza più speranze è ritornato sulla scena come autore di thriller e podcaster true crime. Scrittore e ghostwriter si ritroveranno in Sardegna a indagare sulla morte di Cristina Mandas e su un misterioso delitto di trent’anni prima, che sconvolse l’isola. Con La donna nel pozzo Piergiorgio Pulixi supera allo stesso tempo se stesso e tutti gli steccati di genere, con una miscela – mai sperimentata a queste dosi – di thriller, noir, commedia e spietata auto-analisi sul funzionamento della fabbrica del racconto crime. Leggendo queste pagine si ha la netta sensazione che stia iniziando qualcosa di nuovo.
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Piergiorgio Pulixi è considerato uno dei maggiori esponenti del noir a livello europeo. I suoi romanzi sono pubblicati in dodici paesi e hanno ricevuto numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali, tra cui il Premio Scerbanenco per il miglior noir italiano nel 2019 per L’isola delle anime. Il suo giallo La libreria dei gatti neri (2023) è stato un caso letterario di successo. Ora con la casa editrice Feltrinelli torna in libreria con un nuovo, avvincente, noir intitolato La donna nel pozzo.

Il romanzo inizia da una semplice dimenticanza. Cristina Mandas dimentica il compleanno di suo marito, se ne ricorda soltanto due giorni dopo, e il marito, da gentiluomo qual è, non le rimprovera nulla. Ma in lei qualcosa si rompe, la serenità tanto agognata si tinge di nero, e il passato, quel passato che aveva voluto a tutti i costi dimenticare, irrompe con una forza irruente. Perché Cristina non è chi dice di essere, non è quella cara e brava maestrina che tutti conoscono nel piccolo paesino sardo, non è la brava madre di due figli. Lei custodisce un segreto, grave, importante, che in passato l’ha portata a troncare con la sua famiglia di origine e a cambiare di cognome. Di questo non ha fatto partecipe nessuno, neppure il coniuge, così comprensivo. Cosa nasconde con tanta intensità, Cristina?

Ad un certo punto, una sera Cristina scompare e solo dopo molti giorni viene trovata morta in un pozzo:

“Inizia ad aleggiare lo spettro del suicidio. L’area da perlustrare è grande, e la zona è strapiena di fiumi, gole, foreste, dirupi, stagni e strapiombi. (…) Finchè, a circa una settimana dal pomeriggio in cui la donna è scomparsa, viene ritrovata l’auto di Cristina. Siamo in un territorio boschivo ai confini di una località chiamata Annunziata. (…) ci si concentra su un vecchio posso in un ex terreno agricolo, ormai fagocitato dalla natura. E’  profondo dieci metri, ma è secco. La struttura risale agli anni Quaranta. Non lo usa più nessuno da tanto, e si riempie soltanto di acqua piovana, soprattutto durante l’autunno e l’inverno.”

Un lutto che contiene in sé molti misteri. Ad attirare l’attenzione del caso è Arturo Panzirolli, editore un po’ sopra le righe, che intravede il business e invia sul luogo il suo autore di punta e il suo ghoswriter. I due succitati sono Lorenzo Roccaforte, che ha vinto il Premio Strega, ma da tanto è un po’ in crisi di scrittura e Ermes Calvino, un giovane un po’ sfortunato, che per Lorenzo scrive i suoi libri, in cambio di un misero guadagno, che però gli permette di superare le difficoltà economiche di una vita difficile. Entrambi vengono inviati dall’editore sui luoghi del misfatto per indagare, e successivamente scriverne un libro, destinato a sicuro successo. Riusciranno i due a far luce su un evento così misterioso e intriso di una omertà diffusa che impedisce il venire alla luce di una verità che è scomoda a tutti ?

Il libro è intrigante e di curiosa lettura. Si addentra, con perizia, all’interno di una situazione ingarbugliata e tesa, e si procede con un’analisi attenta e meticolosa, che mette in luce anche i meccanismi dell’editoria e della costituzione in essere dei libri di narrativa. L’autore così operando non soltanto costruisce un romanzo giallo, ma spazia , con metodo e puntigliosità, tra vari generi letterari, dalla commedia, al thriller adrenalinico, al crozy crime, che va così tanto di moda nell’odierno panorama letterario. Ne consegue una lettura che trascina il lettore, lo incuriosisce con il racconto di una vicenda noir, e lo trascina in un vortice di sensazioni e di emozioni.

Davvero un gran bel libro, che cattura e convince, anche con uno stile fluido e disincantato che non si può che apprezzare.

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