La bastarda degli Sforza
1463. In una Milano splendida e in subbuglio dopo l’ascesa al potere di Galeazzo Maria Sforza, tiranno crudele e spietato ma anche amante delle arti e della musica, nasce Caterina, figlia illegittima di Galeazzo, la quale fin da bambina dimostra qualità non comuni e uno spirito ribelle: impossibile imbrigliarla nell’educazione che sarebbe appropriata per una femmina, ama la caccia, la spada, la lotta. Una sola regola sua nonna Bianca Maria riesce a inculcarle nell’animo: la necessità, per una nobildonna, di pagare il privilegio della sua nascita accettando il proprio destino, qualunque esso sia, per il bene del casato cui appartiene, anche a costo di tradire la propria natura. Per questo, quando è costretta a nozze forzate per salvare il ducato da una pericolosa guerra scatenata dal papa Sisto IV, Caterina subisce il matrimonio e, con esso, gli orrori perpetrati dal marito, che si rivela tanto violento quanto pavido e imbelle. Quando però, dopo la morte improvvisa di Sisto IV, loro protettore, si troverà coinvolta in una serie di feroci scontri tra gruppi di potere e opposte fazioni, il suo palazzo assalito e distrutto, la vita sua e dei figli in gravissimo pericolo, ritroverà lo spirito battagliero e il coraggio indomabile di un tempo e combatterà come e meglio di un uomo, lasciando un segno così indelebile nella vita di chi la ama e di chi la odia da guadagnarsi l’appellativo di Tygre.
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Il romanzo La bastarda degli Sforza di Carla Maria Russo si presenta come una raffinata ricostruzione storica, che affonda le sue radici nella tumultuosa vita di Caterina Sforza, una delle figure femminili più affascinanti e controverse del Rinascimento italiano. L’autrice ci regala una narrazione fluida e ben documentata, che tuttavia non è priva di alcune imperfezioni, almeno per chi, come me, è stato catturato dall’immagine potente e quasi mitica di Caterina.

Uno dei punti di forza del romanzo è sicuramente l’accurata attenzione ai dettagli storici. La ricostruzione della vita di corte, delle trame politiche e delle rivalità tra le grandi famiglie italiane del tempo è impeccabile. Tuttavia, proprio qui emerge uno dei difetti principali: l’eccessiva pedanteria in alcuni passaggi. Elenchi dettagliati di vesti, armi e costumi del tempo, seppur interessanti, finiscono a tratti per rallentare la narrazione, rendendo il ritmo meno incalzante. L’impressione è che l’autrice abbia voluto mostrare tutta la sua erudizione, a scapito della scorrevolezza della storia.

Il personaggio di Caterina Sforza, purtroppo, non è reso con tutta la forza che la storia ci ha tramandato. Nella realtà, Caterina è una donna audace, strategica e senza scrupoli, ma qui appare un po’ depotenziata. Russo sembra cercare di giustificare troppo alcune sue scelte, quasi a volerci far empatizzare con una figura che, invece, avrebbe dovuto essere mostrata nella sua brutale complessità. I momenti più violenti o temerari vengono ammorbiditi con spiegazioni che forse non erano necessarie: Caterina Sforza non è certo un personaggio da giustificare, ma da comprendere nella sua crudeltà e visione politica senza mezzi termini.

Una scelta interessante dell’autrice è quella di alternare il punto di vista di Caterina a una narrazione in terza persona, offrendo così uno sguardo intimo ma anche distaccato sulla protagonista e gli eventi circostanti. Questo escamotage narrativo funziona, permettendo al lettore di immergersi a fondo nella psicologia del personaggio, pur mantenendo una visione d’insieme. Tuttavia, il passaggio tra la narrazione al passato e quella al presente non sempre è fluido, creando qualche piccola dissonanza che spezza l’immersione.

La bastarda degli Sforza resta comunque un buon romanzo storico, che si lascia leggere con piacere e che brilla per la sua documentazione e ricostruzione. Pur con qualche difetto, è una lettura consigliata a chi ama le storie ambientate nel Rinascimento e desidera esplorare una figura affascinante come quella di Caterina Sforza. La Russo ha sicuramente fatto un lavoro approfondito e attento, anche se, per chi conosce a fondo il personaggio storico, questo ritratto potrebbe risultare un po’ troppo addolcito.

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