L’ALTO NIDO DI ROXANE VAN IPEREN
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L’ALTO NIDO DI ROXANE VAN IPEREN

Trama

E’ una fredda notte di febbraio del 1943 quando la famiglia Brilleslijper arriva all’Alto Nido, una villa nascosta nel bosco poco fuori il villaggio di Nardeen, a est di Amsterdam. È al riparo delle sue mura che le giovani sorelle Brilleslijper, Lien e Janny, metteranno in piedi una delle operazioni di salvataggio più audaci della resistenza olandese all’occupazione nazista, proprio sotto il naso dei leader dell’NSB, il Movimento nazionalsocialista olandese, che abitano a poche centinaia di metri dalla grande casa. L’Alto Nido diventa infatti il nascondiglio per dozzine di ebrei in fuga, che là trovano non solo un posto sicuro dove vivere ma anche il calore di una famiglia allargata e la vitalità di una comune di artisti: mentre la guerra infuria la villa si riempie di gioia di vivere e della musica che Lien e i suoi ospiti compongono e suonano tra le risate dei bambini. A giugno del 1944 però la sicurezza dell’Alto Nido viene compromessa. Lien e Janny sono arrestate insieme alle loro famiglie e portate nel campo di concentramento di Westerbork. È lì che incontrano Anne e Margot Frank, con cui verranno deportate ad Auschwitz e poi a Bergen-Belsen, dove Jenny e Lien, che saranno fra i pochissimi a sopravvivere all’inferno dei campi e a fare ritorno ad Amsterdam, si prenderanno cura delle sorelle Frank nei loro ultimi giorni di vita.

Recensione di Mary Basirico’

Il romanzo inizia con una canzone, una delle più famose in Olanda, scritta da Dirk Witte nel XX secolo, amata da ogni classe sociale e interpretata da voci di ogni generazione: “Mensch, durf te leven” tradotto in italiano “Uomo, osa vivere”. Witte incontra Pisuisse, pionere del cabaret e tra i due inzia un sodalizio artistico, la loro collaborazione porterà a una serie di brani che resteranno impressi nella memoria collettiva di molti olandesi. Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, a fine luglio in Olanda viene annunciata la mobilitazione, tra i giovani in partenza anche Dirk Witte, che all’epoca ha ventinove anni. Nonostante il vero scontro avvenga al di là dei confini nazionali, gli anni della guerra influenzano Dirk e ciò si riverserà nelle sue canzoni di guerra. Il brano Aspirina, interpretato da Pisuisse, verrà inserito dal ministro della guerra nel canzoniere dell’esercito olandese. Al termine della guerra, nel 1917 Dirk scriverà: Uomo, osa vivere, e nell’estate del 1921 Dirk e la moglie Doralize, si faranno costruire la loro villa nella campagna di Nardeen, l’Alto Nido. Allora Witte non poteva sospettare che proprio lì, dopo circa vent’anni, durante la Seconda Guerra Mondiale, si sarebbe scritta una importante pagina di storia dell’umanità, e che proprio la sua canzone avrebbe fatto da collante.

Testa sempre alta, il naso nel vento

E del giudizio altrui mai darsi tormento!

In petto un cuore pieno d’affetto e tanto calor

Ma del tuo spazio sii strenuo difensor!

Non cercare ciò che è già il tuo essere!

Uomo, osa vivere!

 

Non definirei L’alto Nido un romanzo, ma piuttosto una pagina di storia densa di dettagli e fatti realmente accaduti raccolti dalla scrittrice dopo accurate ricerche storiche. Le fonti utilizzate dall’autrice sono sia scritte, tra archivi e documenti, e soprattutto fonti orali, interviste ad abitanti della zona, eredi della famiglia. Il risultato è un libro complesso, ricco di descrizioni, pochi dialoghi. La lettura non è sempre scorrevole. Conosciamo la famiglia Brilleslijper, le due sorelle ebree Lien e Janny, il fratello Jacob. Vivono gli anni più bui dell’umanità, travolti dall’onda di odio del nazismo, e le vediamo affrontare con coraggio i pericoli connessi con la loro attivà clandestina, salvare più vite possibili. La marea d’odio che monta ogni giorno sempre più impetuosa contro gli ebrei travolgerà tutta la popolazione. Le conseguenze saranno disastrose: perdita dei diritti, perdita della libertà, rastrellamenti nelle città, nelle campagne, persone strappate dalle loro case, famiglie separate e distrutte. Perdita dell’identità nazionale a favore di un’ideologia totalitaria, che distrugge l’umanità e si realizza con la deportazione nei campi di concetramento. Vite umane spezzate che andranno incontro al loro infausto destino, allo scopo di realizzare quella che viene definita “soluzione finale”, soppressione di tutti gli ebrei, ma che mira anche a silenziare tutte le voci che si levano contro l’ideologia nazista. Le sorelle cercheranno di restare insieme, di sorreggersi a vicenda, infondendosi una con l’altra il desiderio di rimanere in vita, per poter un giorno tornare a casa, e ricostruire almeno in parte la famiglia perduta.

L’autrice ha uno stile diretto, ma poco emotivo, riesce a descrivere gli orrori della guerra senza farsi travolgere da essi. Rimane obiettiva, pur comunicandoci il suo personale interesse per questa vicenda che ha voluto portare alla luce, impedendo di cadere nell’oblio.

Ed è così che deve essere letto questo libro, non si tratta di una storia romanzata, fantasiosa, ma di storia vissuta dai protagonisti di un periodo storico che non deve essere mai dimenticato, un periodo storico che ha visto accadere orrori che non dovranno mai più ripetersi.

 

Dettagli

  • Genere: narrativa/storico
  • Copertina flessibile: 464 pagine
  • Editore: Bompiani (22 gennaio 2020)
  • Collana: Overlook
  • Lingua: Italiano
  • ISBN-10: 8845299066
  • ISBN-13: 978-8845299063
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