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Recensione a cura di Anna De Riggi

Inchiostro Rosso di Giuseppe Petrarca è un medical thriller che avvicina il lettore a realtà spesso celate.

Un genere che vanta un numero di appassionati che ogni giorno cresce sempre di più, perché figlio della modernità, della medicina odierna e delle paure ataviche ad essa collegate.

Giuseppe Petrarca è uno scrittore napoletano da poco entrato a far parte della grande famiglia della letteratura con la sua opera prima “Inchiostro Rosso”, edito nel 2013 da Graus Editore e ripubblicato nel 2018 da Homo Scrivens. Nel 2016 scrive “Corpi senza storia” che vince il premio Megaris, nel 2018 con “L’avvoltoio” chiude questa trilogia che ha come protagonista il commissario Cosimo Lombardo, uomo virtuoso e coraggioso.

Paura e verità sono ampiamente trattate nei libri di Giuseppe Petrarca che analizza tematiche delicate e ne rispolvera di scottanti conducendo i suoi lettori fra indagini e colpi di scena. Petrarca è uno scrittore esordiente eppure già esperto, grazie alla sua avidità di lettore scrive un medical thriller che richiama a una sceneggiatura cinematografica, che funziona bene per l’ agilità della scrittura, sintetica incisiva e metaforica ma anche per il tema trattato: incentrato sugli intrighi delle multinazionali farmaceutiche che manipolano cure, farmaci e terapie a scopo di loschi affari, quelle lobby farmaceutiche che fanno miliardi sulla pelle dei cittadini, che inventano malattie prima di sfornare la pillola miracolosa di turno, lobby che si comprano medici di mezzo mondo, senza scrupoli.

La storia è ambientata tra Milano e Zurigo dove il commissario Cosimo Lombardo indaga sull’omicidio di un giovane medico biologo, Piero Delli Carri, ricercatore di fama internazionale ritrovato cadavere nelle campagne milanesi. Cosimo sarà aiutato nella sua indagine dal giovane Davide, costretto su una sedia a rotelle da una perfida patologia, molto amico e paziente della vittima.

Inchiostro rosso è anche la storia di questo ragazzo con gravi problemi di disabilità e del suo grande desiderio di diventare scrittore. Davide è il personaggio simbolo, non protagonista, ma figura importante, perché l’autore oltre a narrare della sua disabilità ne descrive quel ruolo sociale scomodo, quel senso di inadeguatezza che trasmettiamo quando siamo vicini a persone in difficoltà, quel nostro fuggire lo sguardo per non toccare quell’oscurità. Oscurità che invece in Inchiostro Rosso è ribaltata, si può uscire dall’isolamento della prigionia di un male attraverso i sogni e i desideri. Davide è un grande lettore e il suo desiderio più grande è quello di scrivere.

L’autore lancia una sfida: ”La lettura e la scrittura come i farmaci migliori,” un antidoto al dolore.

Sull’altro versante letterario, verso il noir per così dire, si susseguono omicidi efferati e indagini investigative, ma non è il solito thriller, se ne scosta proprio, perché non vi è un protagonista ma tanti, un romanzo corale dove tutti personaggi, sapientemente descritti nella loro quotidianità, nelle loro emozioni e sensazioni, rappresentano tutti noi: i nostri amori, le nostre passioni ma soprattutto le nostre paure. Paure che sembrano celate ma che hanno bisogno di verità. Quella verità scritta con “inchiostro rosso” dove l’inchiostro sono le parole, la scrittura e il rosso è il sangue versato, le pene pagate di chi non si stanca di cercare un mondo più giusto. É la verità a cui tutti noi dobbiamo aspirare, quella verità di corruzione e di menzogna che si può metabolizzare solo raccontandola, e si può comprendere e modificare solo leggendola.

La lettura come occasione di risveglio interiore e la scrittura come comprensione di se stessi e del mondo, ed è proprio questo che intende fare l’autore nel libro Inchiostro Rosso: si intravedono le luci e gli spiragli di un mondo migliore dove la scrittura e la lettura sono le protagoniste indiscusse.

”Un libro oltre la vita è un libro che agisce sulla sensibilità, che galvanizza, che rianima e libera anche il corpo più incatenato”.

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