Il verso dell’assiolo
Tre maschere utilizzate per una burla a un addio al celibato, identiche a quelle indossate dagli autori di una rapina in cui muore una guardia giurata. Risultato: per tre amici partiti dalla Sicilia, un innocuo fine settimana fra Trentino e Veneto si trasforma in una drammatica fuga destinata a stravolgere parecchie vite. Tra delitti, inseguimenti e sospetti, la tensione fa riaffiorare antichi rancori e rievoca lontani ricordi, come la morte di un’anziana durante una terribile giornata di pioggia nel 1995 nella loro cittadina di provenienza, Acireale. Nel corso della rocambolesca fuga, le terribili verità che via via riemergono dal passato modificano la percezione del presente. Così, i ricordi, le amicizie, i luoghi, persino le morti di un tempo sembrano assumere forme diverse nelle menti dei tre uomini. Unico fattore a non mutare mai lungo tutto il romanzo, il canto ipnotico e malinconico di un piccolo rapace notturno.
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Recensione a cura di Dario Brunetti

Torna una delle più talentuose e interessanti penne del noir italiano, a distanza di tre anni dalle uscite di Milano pastis e Che fine ha fatto Sandra Poggi, si ripresenta ai lettori Davide Pappalardo con il nuovo romanzo Il verso dell’assiolo per la casa editrice Pendragon.

Mario, Nino e Simone sono tre amici partiti dalla Sicilia, rispettivamente da Acireale per trascorrere un sereno e spensierato fine settimana fra Trentino e Veneto.

Se fosse una pellicola cinematografica ripercorremmo le orme di Un tranquillo weekend di paura di John Borman, ma qui non siamo tra le zone boschive dei monti Appalachi, e i tre ragazzi si accingono con tre maschere che raffigura il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, a divertirsi e a diventare i protagonisti di un addio al celibato.

Se i tre ragazzi si vogliono rendere protagonisti in qualcosa di scherzoso ci sono altri tre ragazzi che con le stesse identiche maschere stanno per compiere una rapina, prendendo di mira il terzo Bancomat postale, con la differenza che questa volta qualcosa va storto e come se non bastasse ci scappa il delitto.

A farne le spese è una povera guardia giurata che effettuava la sua ronda notturna.

Sarà l’inizio di un incubo per i tre ragazzi che saranno costretti alla fuga perché troveranno sulle loro tracce la polizia, (per un’incauta scelta di uno di loro che non intendo svelare) e da Antonio, Marcello e don Nicola i tre rapinatori.

Don Nicola? Proprio così perché fra i tre malfattori si cela una figura ambigua ed enigmatica, dalla doppia personalità, nell’incredulità magari di un lettore, Davide Pappalardo riesce a dargli un taglio ironico, quasi giocoso per quel che potrà invece avere la storia un risvolto drammatico, soprattutto quando c’è di mezzo un delitto e a farne le spese è un innocente che si apprestava a svolgere la sua mansione alquanto rischiosa.

L’autore siciliano offre ai lettori un pregevole noir on the road attraverso una prosa asciutta, lineare fatta di frasi brevi che risultano efficaci per dare ritmo e sostanza alla narrazione. Ma nel verso dell’assiolo si raccontano spaccati di vita dei tre giovani, affiorano ricordi, amicizia e amori del passato e del presente, tradimenti, inoltre vi sono sentimenti di profondo rancore, parole non dette al momento opportuno e frasi mai completate.

Nei suoi romanzi Davide Pappalardo, come ci ha ben abituato già nelle storie precedenti, ci sono dei riferimenti a pellicole che hanno fatto la storia del cinema e in questo viaggio on the road non può mancare dell’ottima musica, si passa dall’hard rock di AC/DC al rock britannico dei Dire Straits, con la struggente Brother in Arms, dalla quale ne fu tratto proprio l’album che usciva nel 1985, diventandone uno dei più venduti della storia del rock.

Il verso dell’assiolo somigliante a quello della civetta è nasale e sembra mancare di intensità, proprio quell’intensità che invece non manca in questa storia dove si interrogano le coscienze e si scuotono gli animi più sensibili, dove anche un comune delitto, che alla fine dei conti tanto comune non è, sembra presentare il suo conto.

Tre anni forse sono stati leggermente tanti, soprattutto per chi apprezza i suoi testi, ma l’autore siciliano si è fatto trovare pronto senza tradire le attese, risultando a mio avviso credibile come non mai e offrendo ancora una volta, una prova maiuscola degna del suo repertorio.

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