Genere:
IL TANGO DEI MORTI SENZA NOME
Strano incarico quello che una signora dell’alta borghesia torinese affida al detective argentino-piemontese Hector Perazzo: rintracciare le spoglie del padre, manager industriale sequestrato e ucciso più di quarant’anni prima a Buenos Aires da un gruppo terroristico. Un lavoro in apparenza privo di rischi: a chi può interessare una vecchia vicenda dei sanguinosi anni Settanta? E invece, appena tornato in patria dopo molti anni, Perazzo si accorge che qualcuno, pur di fermarlo, non esita a scatenargli contro una banda di narcos colombiani. Perché? Che cosa si nasconde dietro la lontana scomparsa del manager torinese Grimaldi Stucchi? Per quale motivo uno spezzone corrotto della Policía Federal vuole impedirgli a tutti i costi d’investigare su un vecchio delitto politico? Per scoprirlo e salvare la pelle, Hector chiede aiuto a un ex agente coinvolto nelle violenze della dittatura militare, a un flemmatico intellettuale che si è lasciato alle spalle la guerriglia marxista, a un’ambiziosa giornalista di «nera» e a una sensuale ballerina di tango. «‘Viaggerai scomodo, Gordo’, disse ridacchiando l’ex poliziotto, ‘per motivi di sicurezza dobbiamo metterti nel bagagliaio, così se i narcos controllano le strade del quartiere non sospetteranno di nulla. Ma non preoccuparti, sopra la targa ci sono un paio di buchi nella carrozzeria per poter respirare.’ Poi chiuse il cofano del bagagliaio e su di me precipitò l’oscurità. Sentii il motore della vecchia Falcon che tossicchiando si rimetteva in moto e attraverso un foro nella carrozzeria intravidi le vie buie della Boca allontanarsi in fretta. L’auto imboccò la stretta strada al di sotto del viadotto e raggiunse l’immensa avenida 9 de Julio, che taglia Buenos Aires da sud a nord. Pensai alle mie condizioni e a che cosa avrebbe pensato Giuliana se mi avesse visto in quel momento: ero prigioniero nel bagagliaio di una vecchia automobile alla mercé di un ex poliziotto sadico e corrotto che tirava a campare organizzando furti e raccogliendo spazzatura.» Fra inseguimenti, agguati, tradimenti e colpi di scena, capirà a sue spese che in Argentina, come nella Torino in cui ormai ha scelto di vivere, le ferite degli anni di piombo non si sono ancora del tutto rimarginate… Tra il Po e il Rio della Plata, un noir sensuale e malinconico come un tango, amaro e inevitabile come un rimpianto. E una certezza: per uomini come Perazzo, non esistono happy end.
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RECENSIONE  a cura di Edoardo Todaro

Quanti spunti può dare l’Argentina per scrivere qualcosa di estremamente interessante. Il tango, la milonga; Astor Piazzola;Gardel; Maradona; Borges; l’asado e la griglia. Ma su tutti questi, Giorgio Ballario ha un riferimento importante: la dittatura militare che imperversò negli anni ’70 in Argentina, con il suo corollario di effetti collaterali, dovuti alle imposizioni imposte da un regime sanguinario che di fatto sterminò una intera generazione di oppositori politici. Non è questo l’ambito per approfondire ciò che ha significato e ciò che ha voluto dire la dittatura militare in Argentina; ma grazie al noir di Ballario abbiamo la possibilità di conoscere ed entrare nel merito di temi che hanno contraddistinto quel drammatico periodo .La Ford Falcon, tristemente famosa per il suo utilizzo nei sequestri e nelle conseguenti scomparse; i rapimenti, in questo caso al centro de “ Il tango dei morti senza nome “. Rapimenti che avvengono sia verso oppositori politici, che verso appartenenti all’alta borghesia .In questo panorama è introdotto un investigatore privato, ex poliziotto deluso da ciò che aveva visto negli ultimi anni della dittatura ( come se i precedenti non fossero stati sufficienti a far capire il baratro verso il quale l’Argentina stava precipitando, che dalle piccole truffe ed infedeltà coniugali,  si barcamena economicamente in difficoltà irrisolvibili: dalle rate della macchina all’affitto dell’ufficio …. viene catapultato nel mondo dell’Argentina anni ’70, tra dittatura e resistenza armata. Capire che non furono pochi coloro che si voltarono dall’altra parte facendo finta di non sapere e/o di non sentire ciò che stava accadendo. Una commistione di servizi segreti, infiltrati in collisione con un passato mai rimosso ne messo in discussione. A mio avviso è proprio questo che va individuato al centro di questo noir. Questo intreccio è ben rappresentato dal tale Salamandra che passa dalla lotta armata a collaborare con i servizi segreti della dittatura; che vive in tutta tranquillità il ritorno alla democrazia approdando al narcotraffico.

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