Recensione di Manuela Fontenova
La casa editrice Tea inaugura il 2019 regalandoci una nuova edizione del primo capitolo di una lunga serie gialla ambientata in Bretagna, con protagonista una giovane ma perspicace ispettrice di polizia. Il respiro della Marea infatti è già stato pubblicato in Italia nel 2004 con un altro titolo, forse lo ricorderete come “Omicidio a Lorient” e torna adesso nelle nostre librerie con la promessa di prolungare anche qui, il grande successo ottenuto in Francia. La serie in questione conta circa 35 romanzi, non tutti sono stati tradotti ma sembra che la Tea abbia in programma di farlo.
Di fronte ad una produzione così numerosa, per me le alternative possibili erano due: scoprire uno scrittore in pieno fiume creativo, e in tal caso mi sarei gettata tra le onde della sua spumeggiante scrittura, oppure constatare che, a volte, la quantità non è direttamente proporzionale alla qualità, e in tal caso la marea sarebbe stata bassa e avrebbe bloccato ogni mio slancio. Ecco, ho dovuto arrendermi a questo “oppure”, mio malgrado, perché sicuramente la storia è davvero semplice e poco strutturata, poca sostanza insomma.
Mary Lester sta svolgendo il suo tirocinio presso il commissariato di Lorient, piccola cittadina nel Nord ovest della Francia: vorrebbe farsi le ossa, mettere in pratica quello che ha imparato all’accademia, e l’occasione sembra presentarsi quando viene rinvenuto il cadavere di un uomo. Sembra un incidente, ma non è un po’ troppo casuale che poco dopo scompaia un altro uomo e il suo furgone? L’istinto le dice che la verità va cercata altrove, ma non è affatto facile farsi valere in un piccolo commissariato tutto al maschile. Ecco a mio avviso il primo punto debole della storia: la piccola Mary è cosi impegnata a difendere la sua professionalità, da dimenticare di farsi conoscere dal lettore. Potrebbe essere un personaggio forte, irriverente, ma lo sforzo giornaliero per essere ascoltata dai colleghi prende tutto lo spazio che l’autore le riserva. Mi aspettavo almeno l’apertura di uno spiraglio sulla sua vita privata, sulla sua personalità, qualcosa che potesse poi essere approfondito nei romanzi successivi, che mi desse la voglia di continuare a conoscere il suo personaggio. Questa superficialità l’ho riscontrata anche nelle ambientazioni, poche descrizioni e molto veloci, credo invece che quando si sceglie di ambientare una serie in una realtà piccola sia importante delinearne le caratteristiche, perché generalmente è forte l’impatto che genera sull’andamento della storia.
Anche la soluzione del caso affiora velocemente, senza tanti intrecci. Sono 200 pagine che scorrono molto piacevolmente, ma senza pretese. Un giallo molto leggero, poca azione e tanti dialoghi (un perfetto sceneggiato). Si legge facilmente, il libro intrattiene, perciò diciamo che fa il suo dovere, ma sicuramente avrei preferito che i vari elementi della storia venissero sviluppati e non semplicemente abbozzati, mi è mancato qualcosa in questo romanzo. Chissà che non possa trovarlo nei successivi…