Il mostro del lodigiano
Febbraio 2020: da Castiglione d’Adda, un piccolo comune della provincia di Lodi, parte il primo focolaio di un’infezione proveniente dalla Cina, che stravolgerà in breve la vita dell’intera Europa e poi dell’intero pianeta. Il lavoro della questura di Lodi diventa frenetico. La polizia deve mettere in campo tutte le forze disponibili per garantire che le norme di sicurezza vengano rispettate rigorosamente nella prima “zona rossa” d’Italia, nel tentativo di frenare la corsa del virus, che sembra inarrestabile. In questo contesto del tutto inedito, il lavoro di routine subisce un rallentamento. Per questo quando Ernesto Ghigliozzi arriva in questura a denunciare la sparizione della figlia Annarita, l’indagine parte a singhiozzo, soprattutto perché quella di Annarita, sedicenne inquieta, orfana di madre che vive con il padre a Lodi Vecchio, sembra una fuga volontaria, destinata a risolversi velocemente con il suo ritrovamento. Ma i giorni passano e di Annarita non c’è traccia. L’indagine si fa dunque più serrata e l’ispettrice Luce Frambelli, con i soliti metodi anticonvenzionali che la contraddistinguono, raccoglie informazioni e testimonianze che fanno presagire un quadro del tutto diverso e che la spingono a scandagliare a fondo la vita familiare, le amicizie e soprattutto le frequentazioni virtuali di Annarita, diventate prioritarie per lei come per qualsiasi adolescente costretto dal lockdown tra le mura domestiche. Il vicequestore Bentivoglio, responsabile della squadra, ha un motivo molto personale per desiderare di riportare Annarita a casa, il più presto possibile. Per questo chiede a tutti la massima collaborazione e il rispetto delle regole. Ma Luce è abituata a fare di testa propria e benché la situazione contingente le dimostri che nessuno si salva da solo e che soltanto il lavoro di squadra può portare risultati, non rinuncia alla propria indipendenza. Dovrà fare scelte dolorose, le sole che le consentiranno di risolvere il caso, e pagherà un prezzo carissimo per spazzare via una volta per tutte i dubbi che la tormentano. La verità è importante e lei vuole conoscerla. Ma più importante è fare giustizia, qualsiasi sia il prezzo che le toccherà pagare.
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Recensione a cura di Alessandra Rinaldi

Una nuova indagine per l’ispettrice Luce Frambelli.

Il romanzo è ambientato nella martoriata provincia di Lodi proprio nel momento in cui scoppia la pandemia del Covid-19, in quelle stesse zone che hanno vissuto per prime una tragedia che è ancora ben presente nelle nostre menti.

Le forze dell’ordine sono impegnate per fare rispettare le regole e impedire al virus di farsi strada.

Tra il suono delle ambulanze e il silenzio delle strade deserte emerge la voce di un padre che denuncia la scomparsa della figlia. Dai primi controlli pare che la ragazza si sia allontanata di sua spontanea volontà ed è quasi per caso che Luce si rende conto che i fatti non sono andati proprio come sembra.

La donna comincia a fare ricerche tra le amicizie di Annarita, la sedicenne scomparsa.

Da questo momento la trama diventa pura attualità.

Il disagio giovanile che si esprime attraverso la superficialità dei social dove apparire conta più dell’essere. Un universo virtuale dove è facile credere e cedere alle illusioni, dove proiettare i propri sogni confidando che si possano realizzare, un ambiente dove i mostri diventano principi, dove tutti sembrano amici e disposti a tendere una mano, mano che in realtà si rivela un artiglio pronto a graffiare.

Fatti e tragedie si sovrappongono, si alternano in un giallo che diventa sempre più intricato.

Ogni personaggio ha un tratto che lo distingue. Angelo, amico devoto sempre pronto ad aiutare Luce, Calligaris, innamorato deluso che, nonostante nuove opportunità, rimane sempre legato all’ispettrice e poi lui, Bentivoglio, il capo, che nasconde un segreto terribile, che lo fa soffrire e lo rende una persona di apprezzabile umanità, pronto a sostenere e difendere la sua squadra. E la protagonista assoluta: Luce Frambelli. Una donna che nasconde un passato tutto da scoprire, una persona che non si fa remore di indagare uscendo dai canoni, ma una figura che dietro l’apparente freddezza e rigidità, cela una fragilità e un bisogno di amore che scalpitano per venire a galla. Due indagini all’apparenza distanti si uniscono per sfociare in una verità agghiacciante, e alla donna non resterà altro che chinare il capo e accettare una notizia che cambierà per sempre la sua vita.

Un cerchio che l’ispettrice voleva chiudere, ma che forse, se avesse saputo la sofferenza a cui sarebbe andata incontro, avrebbe trasformato in due rette parallele destinate a non incontrarsi mai.

Cosa si può dire di un romanzo così attuale? Come chiudere gli occhi di fronte a un mondo giovanile che si ritrova unito solo nel virtuale?

La Bertamoni è maestra nel gestire problemi sociali e psicologici in modo forse crudo, ma certamente veritiero. L’autrice tratteggia i personaggi in modo accurato, è abile a fare combaciare tutti i dettagli e a scuotere il lettore con un finale inaspettato, attraverso una suspense presente in tutto il romanzo.

Una provincia raccontata nei particolari, con i silenzi che l’hanno accompagnata durante il terribile periodo del Covid, con immagini che rimarranno indelebili nella nostra memoria.

Codogno, Lodi e le provincie lombarde con le loro ingenuità e i loro segreti fanno da contorno a un giallo che trascina il lettore in un vortice di emozioni e colpi di scena. 

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