Il Francese
Lo chiamano il Francese. Gestisce una “maison” di dodici donne. Ognuna ha un nome d’oltralpe, ognuna recita un personaggio diverso: dalla pin-up d’altri tempi alla manager in carriera, il Francese è in grado di soddisfare le fantasie di commercianti, imprenditori, professionisti. È un giro medio-alto, il suo, le mademoiselle non lavorano in strada, e non tutti se lo possono permettere. Tutto precipita quando una di loro scompare nel nulla: è lui l’ultimo ad averla vista viva, e quindi il primo sulla lista degli indagati. Il commissario Franca Ardizzone non gli dà tregua, lo vuole sbattere in galera a tutti i costi. E la sua maison fa gola alle bande che gestiscono la prostituzione in zona. Per salvarsi, il Francese è costretto a cercare la verità, un gioco pericoloso dove nessuno rispetta le regole. Massimo Carlotto, uno degli autori più amati, incisivi e schierati del noir italiano, debutta nel Giallo Mondadori con un nuovo, iconico personaggio, dimostrando per l’ennesima volta il suo talento unico nel raccontare la nostra società e gli scheletri che cerca di nascondere nell’armadio.
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Recensione a cura di Manuela Baldi

Si apre con dedica a Stefano “Steve” Di Marino, “Il Francese”,  il nuovo libro di Massimo Carlotto per la collana il Giallo Mondadori. Il suo nuovo personaggio, Tony Zanchetta il Francese del titolo, il pappone a sonagli, così lo definisce Serena, nome di battaglia “Claire” è quanto di più schifoso si possa immaginare, uno sfruttatore di donne. Carlotto ci fa conoscere un altro gran “bel” personaggio proseguendo in quello che è il suo tratto distintivo: fotografa la realtà della provincia, i personaggi che la popolano e certifica l’ipocrisia che ammanta la società che ci descrive. Con il suo solito stile incisivo, ogni parola nella giusta posizione, meditata, scrittura scarna ma evocativa, consente a noi che leggiamo di immaginarci l’ambientazione, di capire le situazioni e gli ingranaggi. Ci racconta di un uomo che ha iniziato dalla manovalanza, facendo i lavori sporchi per i  papponi albanesi, picchiando, umiliando e terrorizzando le donne sfruttate. A un certo punto si smarca da queste attività e diventa autonomo. Ha un’idea vincente, rivolgersi al ceto medio-alto, a coloro che hanno i soldi e ne fanno uso, purché non si sappia, purché il loro status di uomini perbene, probi e pilastri della società che produce e lavora, non venga intaccato. La maison che Tony ha ideato funziona con dodici donne che incarnano un personaggio e ne curano tutti i particolari. Le tariffe sono alte e Tony, dall’alto della sua magnanimità, divide a metà i guadagni con le sue donne. È conosciuto e stimato, ha un’amante, una donna della buona borghesia che incontra in un appartamento discreto. Questo apparente mondo perfetto, dove lui fa da mediatore fra domanda e offerta, si preoccupa delle sue donne, non infastidisce gli altri papponi perché ha occupato una nicchia di mercato, si incrina e va in frantumi quando una delle ragazze sparisce. Tony è l’ultimo che l’ha vista e pertanto il sospettato numero uno. Da quel momento, il metodo Carlotto ingrana la quarta e ci fa entrare in una vicenda dove un nonnulla basta per far crollare il paravento ipocrita che cela il mondo miserevole della prostituzione. Tutti sanno chi sia Tony, ma fino a quando le prestazioni delle sue collaboratrici e il suo lavoro di mediazione rimangono in sordina, tutto va bene e Tony un gradito compagno di bevute e chiacchiere senza senso, …  “L’importante era farsi vedere, sia per raccogliere “ordinazioni” dai clienti sia per adocchiare donne giovani e meno giovani decise a mettersi sul mercato o tentate di farlo.”…  ben visto perché utile al sistema, ma quando diventa un sospettato allora il suo lavoro e il suo mondo sono additati da tutti, non solo dai media, ma e soprattuto da quanti pur utilizzando i suoi servigi hanno un posto all’interno della società che consente loro di giudicare, di distanziarsi, di fargli la morale. Per quanto mi riguarda è proprio qui la grandezza di Massimo Carlotto, la descrizione puntuale di questo mondo. … “L’operazione terra bruciata avrebbe raggiunto il punto più alto, culminando nella condanna da parte dell’opinione pubblica, necessaria ad aprire le porte a un processo indiziario. Nessuno si sarebbe preso la briga di difendere un pappone, e in tanti avrebbero finto di non conoscerlo.”… In un crescendo di situazioni le indagini proseguono, Tony dovrà rinunciare alla Maison, capirà che la sua “carriera” è finita. Mai un pentimento, se non quello di non aver fatto nulla quando avrebbe potuto. Per quanto mi riguarda un libro da leggere per precipitare in un vortice, uscirne chiudendo il libro un po’ più ammaccati di prima ma consapevoli che il mondo raccontato da Massimo Carlotto non è lontano dalla realtà anzi spesso la realtà supera la fantasia.

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